Resoconto by Rachel Cusk

Resoconto by Rachel Cusk

autore:Rachel Cusk [Cusk, Rachel]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858428542
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


6.

Era uno strano gruppo – un assortimento, l’aveva definito Ryan. Tieni d’occhio quello coi capelli alla Demis Roussos e un principio di peluria, aveva detto, non sta mai zitto.

L’aula era piccola e grigia, ma aveva grandi finestre che davano su piazza Kolonaki, una spianata di cemento dove la gente si sedeva a leggere i giornali all’ombra dei platani, su panchine i cui basamenti erano coperti di graffiti. Le zone assolate erano già deserte alle dieci del mattino. I piccioni avanzavano sul lastricato in sbrindellate formazioni circolari, a capo chino, becchettando.

Gli studenti stavano discutendo se tenere le finestre aperte o chiuse, perché nella stanza faceva un freddo cane e nessuno era riuscito a scoprire come funzionasse il condizionatore. Bisognava decidere anche se tenere la porta aperta o chiusa, le luci accese o spente, e se ci sarebbe stato bisogno del computer, che ronzando proiettava sulla parete un vuoto rettangolo azzurro, o se lo si potesse spegnere. Avevo già notato il ragazzo menzionato da Ryan, aveva una massa di ricci neri lunghi fino alle spalle e una peluria appena piú chiara sul labbro superiore. Degli altri era difficile farsi un’idea a prima vista. Sembrava esserci un numero pressoché pari di uomini e di donne, ma non ce n’erano due che avessero le stesse caratteristiche, di età, abbigliamento o gruppo sociale. Avevano preso posto intorno a un grande tavolo di formica bianca che in realtà era un insieme di tavoli piú piccoli accostati per formare un quadrato. Regnava un’atmosfera d’incertezza, quasi di disagio, in quella stanza anonima. Ho rammentato a me stessa che quelle persone si aspettavano qualcosa da me, che pur non conoscendomi, e non conoscendosi tra loro, erano lí allo scopo di essere riconosciute.

Si è deciso di lasciare aperte le finestre e di chiudere la porta, e le persone piú vicine hanno provveduto. Il ragazzo di Ryan ha fatto notare che sembrava una stranezza aprire le finestre per scaldare una stanza, ma che la scienza ci aveva coinvolti in molti analoghi capovolgimenti della realtà, alcuni piú utili altri meno. Di tanto in tanto dovremmo accettare di essere scomodati dalle nostre comodità, ha detto, allo stesso modo in cui dobbiamo tollerare i difetti dei nostri cari: nessuno è perfetto. Molti suoi concittadini, ha continuato, ritenevano che l’aria condizionata potesse danneggiare gravemente la salute, e adesso c’era un movimento su scala nazionale che si batteva per tenerla spenta negli uffici e negli edifici pubblici, una sorta di ideale ritorno alla natura che implicava una specie di fondamentalismo, sebbene significasse morire tutti di caldo; cosa che, concluse con tono piuttosto divertito, poteva sfociare soltanto nella reinvenzione dell’aria condizionata.

Ho preso carta e penna e ho disegnato il quadrato del grande tavolo al quale tutti sedevamo. Ho chiesto i loro nomi, dieci in tutto, e li ho scritti nel rispettivo posto intorno al quadrato. Poi ho chiesto a ognuno di dirmi qualcosa che aveva notato venendo lí. È seguito un lungo, frusciante silenzio di transizione, si schiarivano la gola, riordinavano i fogli che avevano davanti o fissavano il vuoto.



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