Ricominciamo da tre by Francesco Palmieri

Ricominciamo da tre by Francesco Palmieri

autore:Francesco Palmieri
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-05-14T00:00:00+00:00


LO SCUDETTO (NON EUCLIDEO) DELLA MODERNITÀ

Maestro delle scienze esatte il professor Guido Trombetti, eccellente matematico, è stato rettore per un decennio dell’ateneo di Napoli Federico II, presidente della Conferenza dei rettori italiani, assessore regionale all’Università e alla Ricerca e vicepresidente della giunta regionale: “Eppure se oggi mi fermano per strada è soltanto per parlare di calcio.” Non comparabile è la popolarità accademica rispetto a quella che il professore ha acquisito come articolista sportivo e ospite nei talk show locali, dove è apprezzato opinionista: “Mi piacerebbe essere definito un grande esperto, ma per modestia dico solo che sono un grande tifoso.”

Confrontando questo scudetto con quelli del passato, Trombetti ne sottolinea la profonda differenza: “Quelle vittorie rappresentarono uno dei grandi momenti degli ultimi cinquant’anni in cui Napoli recuperò un’identità collettiva. Le altre due occasioni furono il G7 del ’94, quando la città affrontò enormi sacrifici in nome di quella vetrina, e il Maggio dei monumenti, che vide i napoletani riappropriarsi di chiese, chiostri, monasteri rimasti chiusi per anni,” ricorda il professore. “Il primo scudetto rappresentò anche un fenomeno di riscatto da antiche frustrazioni, su cui è inutile soffermarsi ancora a ragionare: la grande capitale carica di storia si riprendeva la scena dopo essersi sentita a lungo messa in disparte. Però questo terzo scudetto è completamente diverso.”

Non è per il carico emotivo, perché “ha smosso un volume di sensazioni identico, quanto per il modo in cui è stato concepito. Non è più lo scudetto del riscatto, ma della modernità”. Si tratta, dice Trombetti, “di un successo che ha costruito Aurelio De Laurentiis in laboratorio, con una squadra di giocatori che tra loro parlano inglese. ‘Play the ball!’ grida Spalletti a Lobotka. È lo scudetto vinto da giocatori che non bazzicano più la città, a differenza di Maradona, Lavezzi o Dries Mertens. Tutti sapevano dove abitava el Pibe, mentre questi calciatori fanno vita a sé nella massima riservatezza”.

Non ci sono apparizioni né napoletanizzazioni. “Ciro” era Mertens, non lo è Victor e neanche Khvicha. “Sono d’accordo con molti opinionisti,” prosegue Trombetti, “che Napoli dovrebbe apprendere dal Napoli come si può costruire una moderna eccellenza imprenditoriale senza bisogno di miti. Maradona lo fu, ma il mito è un’altra cosa. Incancellabile anche per me, che non mi persi una sua sola partita, ma è ora di metterlo da parte per non fare torto ai giovani. Bisogna piantarla di imprigionarli nel passato. Se i ragazzi esaltano una prodezza di Osimhen smettiamola di dire: ‘Tu non hai visto cosa faceva Maradona’, perché penso che ogni generazione abbia diritto di godersi i suoi eroi. Dai giorni del Pibe sono passati più di trent’anni e si giocava un altro calcio, con i due punti per la vittoria, con il libero in campo, con una squadra che parlava italiano. Ora basta: togliamo ai giovani il peso della storia, altrimenti uccidiamo la loro fantasia. Mio padre mi parlava di Meazza, io parlo di Maradona, lasciamo che loro parlino di Osimhen. Mi arrabbio quando vedo Maradona sulle bandiere e dico che non bisognerebbe mettercelo: con questo scudetto lui non c’entra nulla.



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