Rodge Glass by Rodge Glass

Rodge Glass by Rodge Glass

autore:Rodge Glass
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Rodge Glass, Rodge Glass, Attese, 66thand2nd, calcio, Ryan Giggs, Manchester United, Alex Fergusson, Inghilterra, Joy Division, Manchester, Champions League
pubblicato: 2014-03-06T16:00:00+00:00


Eccovi una storia a lieto fine.

Successe quando stavo giocando bene per la seconda squadra, nell’estate del 1992, quando vivevo aspettando il debutto. Segnavo un sacco di gol, ma ancora la prima squadra non me la facevano nemmeno annusare. A quei tempi, l’intera famiglia aveva il successo davanti agli occhi, vicinissimo, ma non poteva ancora toccarlo. A quei tempi, era tutto una cosa dalla forma strana, che non riuscivamo a vedere nella sua interezza. Così quando una sera, dopo cena, papà mi chiese di uscire con lui, davanti casa, mi sembrò importante, prima ancora che succedesse qualcosa, avete capito no? Mamma era al telefono con suo cugino, in soggiorno, e papà aveva aspettato che fossero presi dalla conversazione prima di muoversi. Afferrai la giacca nuova dall’attaccapanni nell’ingresso e papà mi spinse, con un dito sulle labbra, fuori della porta. L’accostò senza chiuderla. Quando uscii vidi lo zio Si che fumava. Credevo che sarebbe rimasto fuori per lavoro tutta la settimana. Bene, Mikey disse. Andiamo a fare due passi? Mi comportai come se fosse una cosa normale. Certo dissi. Perché no? Non ho impegni. Arrivammo in fondo alla strada, poi ci fermammo in un punto da dove si vedeva ancora la casa. Lo zio Si era seduto sul muretto e papà era rimasto in piedi, rivolto verso la strada. Continuavo a guardare lo zio Si, e mi sedetti anch’io come lui, con una gamba piegata. Mi sembrava la cosa giusta da fare. Accese una sigaretta e restammo seduti lì per un paio di minuti. Anche papà si mise a fumare e per un attimo avrei voluto farlo anch’io. Quella sera faceva freddo, ma anche se era tardi fuori c’era ancora un po’ di luce. L’inverno era ancora lontano. Le giornate erano lunghe. A me non sarebbe dispiaciuto un po’ di buio, tuttavia, e credo che fosse lo stesso anche per gli altri.

Fu papà a parlare per primo. Voglio che mi prometti una cosa disse. (Gli risposi che l’avrei fatto). Non prendermi per il culo. (Gli risposi che non l’avrei fatto). Mikey, non dimenticare mai il vero valore delle cose, va bene? Perché… Cominciò a balbettare. Perché il tuo vecchio… ha dimenticato… e non riuscì a dire altro. Finì la sigaretta e la spense, in silenzio. (Quanto tempo ci aveva messo a fumare una sigaretta? Era come se fossimo lì da qualche anno). Ne accese un’altra, sempre in silenzio. Cazzo, mi faceva pena vederlo così, incapace di parlare, eppure per niente al mondo l’avrei disturbato, e nemmeno alzato gli occhi, o addirittura ammesso che stesse succedendo, ed era ovvio che lo zio Si voleva dargli la possibilità di completare la frase da solo. Proprio quando pensavo che avremmo lasciato perdere e saremmo tornati a casa, papà guardò lo zio Si e scosse la testa. Non ce la faccio. Non riuscì a dire altro.

Dopo qualche istante, quando fu davvero sicuro che papà non riusciva ad andare avanti, lo zio Si prese il suo posto. Ora, disse non è colpa di nessuno, Mikey, e non vogliamo che ti preoccupi.



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