San Paolo (Italian Edition) by Ernest Renan

San Paolo (Italian Edition) by Ernest Renan

autore:Ernest Renan [Renan, Ernest]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: saggistica
ISBN: 9788868264963
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2014-06-24T22:00:00+00:00


XV

Paolo, secondo la sua abitudine, aggiunse in calce alla lettera: «Il saluto è di mia mano, di Paolo. Se qualcuno non ama il Signore sia anatema. Marana tha».

Affidò la lettera a Stefano, Fortunato e Acaico che gli avevano portato quella dei Corinzi. Pensava che i tre inviati sarebbero arrivati a Corinto pressappoco allo stesso tempo di Timoteo. Temeva che la giovinezza e la timidezza del suo discepolo fossero considerate male nell’ironica società di Corinto e che non gli venisse concessa una sufficiente autorità. L’apostolo raccomandò insistentemente che Timoteo fosse trattato come lui stesso ed espresse anche il desiderio che lo rimandassero il più presto possibile. Non voleva partire da Efeso senza quel prezioso compagno, la cui presenza era divenuta per lui una necessità.

Paolo spinse insistentemente Apollo a unirsi a Stefano e ritornare a Corinto, ma Apollo preferì rimandare la partenza. Da questo momento lo perdiamo di vista. Però la tradizione continua a considerarlo discepolo di Paolo. È probabile infatti che lui abbia continuato la sua carriera apostolica, mettendo a servizio della dottrina cristiana la sua erudizione ebraica e la sua elegante loquacità.

Frattanto Paolo aveva in mente disegni senza limiti, nei quali, secondo la sua costante abitudine, vedeva altrettanti dettami dello Spirito Santo. Succedeva a lui ciò che succede spesso alle persone abituate a un genere di attività: non poteva più fare a meno di ciò che aveva formato l’occupazione della sua vita. I viaggi erano divenuti per lui un bisogno e lui ne cercava le occasioni. Voleva rivedere la Macedonia e l’Acaia, visitare di nuovo Gerusalemme e ripartire per tentare altre missioni in paesi più lontani, fino ad allora non raggiunti dalla fede, come l’Italia e la Spagna. Il desiderio di andare a Roma lo assillava: «Bisogna che io veda Roma» diceva spesso. Intuiva che Roma sarebbe stata un giorno il centro del Cristianesimo, o almeno che ci si sarebbero svolti avvenimenti decisivi. Il viaggio a Gerusalemme si ricollegava per lui a un altro progetto che da un anno lo assillava.

Per calmare le gelose suscettibilità della Chiesa di Gerusalemme e per tener fede a una delle condizioni della pace convenuta nel colloquio dell’anno 51, Paolo aveva preparato una grande colletta nelle Chiese dell’Asia Minore e della Grecia. Abbiamo visto che uno dei legami attestanti la dipendenza delle Chiese provinciali da quelle della Giudea, era l’obbligo dell’elemosina. La Chiesa di Gerusalemme, in parte per colpa di coloro che la componevano, era sempre in strettezze: i mendicanti erano numerosi. In epoca più remota la società giudaica era stata caratterizzata dalla mancanza sia di miseria che di grandi ricchezze. Ma da due o tre secoli a Gerusalemme c’erano dei ricchi e quindi dei poveri.

Il vero ebreo, volgendo le spalle alla civiltà profana, diventava ogni giorno più privo di risorse. I lavori pubblici di Agrippa II avevano riempito la città di muratori affamati; si eseguivano demolizioni unicamente per non lasciare senza lavoro migliaia di operai. Gli apostoli e le persone della loro cerchia soffrivano come tutti di quello stato di cose. Bisognava che le Chiese suffraganee attive, laboriose, impedissero a quelle sante persone di morire per la fame.



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