sconosciuto by sconosciuto

sconosciuto by sconosciuto

autore:sconosciuto
La lingua: ita
Format: epub
editore: LibreOffice 3.3
pubblicato: 2011-06-01T04:00:00+00:00


sconosciuto

guardo certe volte e penso che siete bravo e, dentro, buono come il pane, lo sento, lo so. Ma siete solo, commissa'. E soli si muore. Io se non avessi tenuto mia moglie e i ragazzi, in questi anni, sarei morto cento volte. Il nostro mestiere si allarga piano piano, come una cantina quando si allaga, e riempie tutta la vita. È sbagliato». Ricciardi ascoltava, in silenzio. Avrebbe forse dovuto rimproverare Maione per la confidenza che si stava prendendo, ma l'enorme imbarazzo del brigadiere lo inteneriva. Era rosso in viso, strofinava il piede a terra, si guardava le mani intrecciate. Decise di lasciarlo continuare. «Io ne parlo qualche volta con mia moglie. Quella vi conosce, si ricorda, sapete, al funerale. L'avete salutata. E diciamo che un uomo come voi, a stare da solo, è un peccato. Sempre il lavoro. E io mi credevo, alle volte, sapete, ci sono uomini che non ci piacciono le femmine, non hanno interesse. Pensavo che voi, senza offesa, commissa', potevate essere così. Però oggi, con questa signora. Madonna, quant'è bella! E con tutto che il marito è appena morto, però quello era un bastardo, l'abbiamo sentito da tutti. Allora, come un padre con un figlio: voi mi potete pure dire: `Maione, ma come ti permetti: fatti i fatti tuoi'. Però mo' se io non ci parlavo, con voi, me lo portavo sulla coscienza. Prendetevi una mezza giornata, commissa', e portatela a mangiare fuori, la signora!» Tirò un forte sospiro liberatorio, come di chi si è levato un peso dallo stomaco. Ricciardi si alzò dalla poltrona e si avvicinò, mettendo la mano sul braccio del brigadiere come quel giorno in cui gli disse che il figlio era morto col suo nome sulle labbra. «Invece ti ringrazio. Lo so che mi sei affezionato e, a modo mio, lo sono anche io a te. Scusami, se qualche volta sono brusco: ho uno strano carattere. Ma, credimi: io sto bene così. E salutami tua moglie». Maione lo guardò per un attimo negli occhi, sorrise e uscì. Il sovrintendente Spinelli era agitatissimo, come sempre. Entrò come una furia nell'ufficio, si fermò di botto, si guardò attorno. «Eccomi, sono intervenuto con immediatezza. Buongiorno, commissario. Abbiamo novità? Mi si deve una spiegazione sullo stato delle indagini. D'altronde, ritengo che la mia posizione mi dia dei diritti in tal senso». Ricciardi come al solito fu più brusco del necessario. Pensava fosse l'atteggiamento giusto per tenere a bada uno così. «Quando avremo notizie le conoscerete, signore. Per ora, limitatevi a rispondere alle domande che vi farò». Ancora una volta la durezza di Ricciardi ebbe il potere di tacitare il sovrintendente, che assunse la solita aria oltraggiata. «Sono a vostra disposizione, commissario». «Nello scorso dicembre, Vezzi con Bassi e Marelli venne in città per fissare i dettagli del contratto per lo spettacolo dei Pagliacci. È così?» «Certo, è tutto annotato. Io tengo un'agenda aggiornata, se dovessi rendere conto della mia opera per il Real Teatro. Ricordo perfettamente. Arrivarono il venti sera, li aspettavamo dalla mattina ma non è una novità con Vezzi.



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