Scurati Antonio - 2018 - M. Il figlio del secolo by Scurati Antonio

Scurati Antonio - 2018 - M. Il figlio del secolo by Scurati Antonio

autore:Scurati Antonio
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Historical, Fiction
ISBN: 9788858780268
editore: Giunti
pubblicato: 2018-09-10T22:00:00+00:00


Gabriele D’Annunzio è vistosamente ingrassato. Pur avendo dedicato alla magrezza scattante un vero e proprio culto retorico, e pur essendo perfettamente astemio, diciotto mesi di autoesilio sul lago di Garda gli hanno gonfiato sotto lo sterno una pancetta da bevitore – tesa, turgida, tonda – che nessuna giubba riesce a occultare. Si fatica a distogliere lo sguardo dall’addome del Comandante, soprattutto per chi, come Balbo, magrissimo, lo incontra per la prima volta dopo averlo venerato a distanza per anni. Lui e Dino Grandi sono partiti da Bologna per Gardone la notte del 16 agosto, subito dopo il convegno dei Fasci padani che ha deciso la rivolta contro il “patto di pacificazione” voluto da Mussolini. Sono venuti a offrire al poeta guerriero la guida del fascismo.

Il Vate, fotofobico, li ha accolti la mattina del 17 nella penombra di pesanti tendaggi e luci soffuse nella sua villa asfissiata da decine di migliaia di oggetti e di libri allestiti in un preciso, imperscrutabile gioco di rimandi simbolici, come in un mausoleo consacrato alla memoria di una mummia vivente. A quei due ventenni esuberanti, D’Annunzio ha parlato a lungo della nuova edizione, definitiva, del Notturno cui sta lavorando, la sua meditazione poetica sulla morte composta nel millenovecentosedici durante i mesi di cecità temporanea causata dall’incidente aereo in cui morì il suo pilota e amico Giuseppe Garbarino. Durante la dissertazione, si è riferito a se stesso come al “cieco veggente”, poi ha taciuto per ascoltare in silenzio la loro proposta, quindi, offerti degli squisiti cioccolatini alla nocciola da un vaso di cristallo policromo, ha chiesto una notte di tempo per riflettere. Congedandoli, ha chiarito che, come sempre, prima di ogni decisione, dovrà consultare le stelle.

I due ambasciatori della dissidenza fascista si sono alloggiati in una torpida pensione lacustre. Ognuno inganna l’attesa come può. Grandi scrive lettere ai cospiratori, Balbo corteggia le cameriere.

Il “patto di pacificazione” che dovrebbe decretare la fine del conflitto tra “rossi” e “neri” è stato firmato il 2 agosto nell’ufficio del presidente della Camera Enrico De Nicola da una delegazione di rappresentanti dei gruppi parlamentari fascista e socialista e da Baldesi per la Confederazione generale del lavoro. La prima firma della lista è stata quella di Benito Mussolini. In base al patto, le due parti si sono impegnate a cessare immediatamente ogni sorta di violenze e a perseguire i trasgressori. Pare che, dopo le firme, i capi dei socialisti si siano rifiutati di stringere la mano al fondatore dei Fasci. Forse è solo una maldicenza ma il rifiuto dei capi del fascismo provinciale è, invece, una certezza clamorosa.

I Fasci toscani, veneti ed emiliani, riuniti a convegno, hanno denunciato il patto già nelle quarantotto ore successive alla firma. Mussolini ha riposto in modo sprezzante: li ha soprannominati “ras”, con il nome dei selvaggi capi di guerra etiopi. In un articolo su Il Popolo d’Italia si è rivolto a loro come il padre che deve “usare le verghe” per correggere il proprio figlio fuorviato. Li ha compianti come paesani ignoranti, inchiodati a piccoli campanilismi,



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