Selfie by Giovanni Stanghellini

Selfie by Giovanni Stanghellini

autore:Giovanni Stanghellini [Stanghellini, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-12-12T10:55:44+00:00


Ana e Olympia

Per capire cosa sia, da questo angolo visuale, la carne rispetto al corpo, è di aiuto leggere ciò che Bataille45 scrive sull’Olympia di Manet e sullo scandalo dei benpensanti di fronte a questo corpo senza forma, non nel senso di deforme, ma di denudato della forma della bellezza femminile, dei canoni tradizionali della rappresentazione del corpo femminile del suo tempo. Questa donna (che oggi dal punto di vista estetico ed erotico può non dispiacerci affatto) dev’essere stata una visione così disturbante, angosciante e persino disgustosa quando fu esposta per la prima volta al Salon (siamo nel 1865) da essere rifiutata dagli astanti e farli fuggire inorriditi.46

Con Olympia entriamo in un mondo nuovo, scrive Valéry.47 La sua figura emana un orrore sacro. La nuda e fredda Olympia, eletta alla pratica della prostituzione, è un banale mostro d’amore: vestale animalesca votata al nudo assoluto, evoca tutto ciò che si cela nella barbarie primitiva della carne, intrisa di animalità. È la presenza pubblica di un miserabile arcano rimosso dalla società civile. È un idolo scandaloso, con la sua testa inespressiva separata da un nastro di velluto nero dall’essenza del suo stesso essere. È l’impura per eccellenza che incarna la tranquilla e candida ignoranza di ogni pudore.

Olympia è l’umanità “non addolcita da nulla”48: priva di retorica, liberata dai legami con le convenzioni enunciate sia dalla prosa letteraria, sia dalle chiacchiere, sia infine dai sermoni – e non ultimo dai modelli a cui Manet si era ispirato: la Venere di Urbino di Tiziano e la Maja di Goya. Ciò che a noi appare guardandola è l’annientamento di ogni ordine accademico, estetico, etico: l’incanto inquietante di un’esistenza che ha sovranamente e silenziosamente spezzato il legame che la subordinava alle menzogne dell’eloquenza,49 cioè del significato e della rappresentazione. L’apparizione brutale di quello che si vede atterrisce i suoi contemporanei. L’occhio dell’artista, ma non quello del borghese benpensante, vede in Olympia la maestà ritrovata nella soppressione dei suoi orpelli.

Umanità senza frase, liberata dalla retorica, scrive Bataille. Tutto in lei scivola verso una “suprema indifferenza”50: Olympia è indifferente ai canoni della bellezza, dell’estetica pittorica e dell’etica del suo tempo, e infine del senso comune. È indifferente allo sguardo e al discorso dell’altro. Testimonia un atto di ritiro dal discorso carico di parole e di sapere. Se il ritratto che ne fa Manet suscita scandalo nella sua epoca è perché in lei si realizza questo abbandono delle rappresentazioni culturali convenzionali per non restituire altro se non questa assenza di senso. Olympia è la sconfitta del fallocentrismo della rappresentazione; la sconfitta dei suoi piedistalli discorsivi e mito-narrativi.51

Olympia è dunque l’epifania di una carne per così dire insopportabilmente nuda e cruda, denudata della forma degli stereotipi culturali. Della forma artistica, estetica, ma soprattutto dello stereotipo della forma femminile. Semplice carne, forse neanche animale, forse neanche le si addice essere chiamata “puttana”. Lo sguardo degli astanti non riesce a fare della sua carne un corpo, riconducendolo a una forma, a un discorso, a un canone.

Ecco cosa può fare lo sguardo alla carne; ecco l’altra faccia della medaglia.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.