Sempre una gran Signora: Lettera d'amore alla nuova Juventus (Italian Edition) by Giampiero Mughini

Sempre una gran Signora: Lettera d'amore alla nuova Juventus (Italian Edition) by Giampiero Mughini

autore:Giampiero Mughini [Mughini, Giampiero]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biographies & Memoirs, Sports & Outdoors, Biographies, Two hours or more (65-100 pages), Foreign Languages, Italian, Biographies; Diaries & True Accounts
ISBN: 9788852078569
Amazon: B01N20RA47
editore: MONDADORI
pubblicato: 2017-01-29T23:00:00+00:00


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Dieci anni prima, l’inferno

Della Juve post-Calciopoli ho scritto una volta che il momento cruciale era stato quello del primo campionato in serie A dopo la penitenza della B. Riadattarsi, dopo lo shock della retrocessione, ai tempi e alla qualità delle contese in serie A. Recuperare gli schemi, la tecnica e la velocità da squadra di vetta dopo il lungo attraversamento del tunnel fatto di partite giocate in provincia. Mi sbagliavo.

Perché era stato più che rassicurante il ritorno in serie A con la squadra guidata da Claudio Ranieri, un allenatore che fino a quel momento aveva avuto più fortuna all’estero che in Italia, e che aveva sostituito un Deschamps che se n’era andato sbattendo la porta e insultando pesantemente Alessio Secco, il giovane direttore sportivo che aveva preso il posto nientedimeno che di Moggi. Sputaci su un terzo e poi un secondo posto in serie A conquistati con squadre non inarrestabili, perché di soldi e di glamour per attirare i grandi campioni alla Juve post-Calciopoli non ce n’erano davvero, e mentre squadre come l’Inter si erano rafforzate proprio con i giocatori acciuffati in casa Juve, Ibrahimovic su tutti.

A parte i leoni sopravvissuti alla tregenda di Calciopoli, da Nedved, orgoglioso e vogliosissimo di mostrare quel che vale indossare la maglia bianconera, a Camoranesi, da Chiellini a Marchisio (come già detto, cresciuto a furia di giocare da titolare in serie B), da Trézéguet ad Alex (che in quel campionato 2007-2008 si prende la gran bella soddisfazione di vincere il titolo di capocannoniere), la squadra è quella che è, una buona squadra ma niente di più. In difesa si fa valere adesso Domenico Criscito, una delle speranze del giovane calcio italiano. Solo che lo mettono a fare “il centrale” di difesa e lui non ne ha la stazza, tanto che in una partita contro la Roma viene umiliato da un Francesco Totti che lo sovrasta fisicamente e di astuzia. E difatti Criscito farà più tardi il meglio della sua carriera, all’estero, da esterno che va su e giù sulla sinistra. A gennaio lo danno via. In difesa c’è un ragazzone nero, Jorge Andrade, 73 chili per 1,84 di altezza. Il tempo di farsi infilare due volte nel trofeo Luigi Berlusconi da Superpippo Inzaghi, ed ecco che si infortuna gravemente. Tanto da dover lasciare il calcio italiano.

Ma dove la squadra è imparagonabile alle macchine da guerra del passato è proprio nel cuore del gioco, a metà del campo, dove dovrebbero farla da padroni due giocatori che si somigliano talmente da quanto sono entrambi e tecnici e lenti, il portoghese Tiago Cardoso Mendez e l’argentino Sergio Almirón. Sono il doppione l’uno dell’altro. Sanno pensare il calcio, lo sanno promuovere quando c’è da andare all’assalto, ma fanno poca diga. E poi la lentezza. Il contrario di quello che Michel Platini raccomandava a un suo compagno di squadra: “Il calcio è facile da giocare. Basta sapere quello che devi fare prima ancora che ti arrivi la palla”. “Prima di giocare la palla, Tiago ci pensa due secondi in più.



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