Senso by Marta Boneschi

Senso by Marta Boneschi

autore:Marta Boneschi
La lingua: ita
Format: epub
editore: i costumi sessuali degli italiani
pubblicato: 2011-10-30T16:00:00+00:00


X COSE CHE CAPITANO

Dopo il 10 giugno 1940, quando Mussolini annuncia dal balcone di palazzo Venezia che ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, la vita e l'amore si fanno più precari. Per entrambi - la vita e l'amore - ognuno combatte come può, senza rispettare le regole della morale prebellica né quelle degli schieramenti in campo. Il sesso di guerra è uno dei tanti modi di sopravvivere, tuffandosi in amori casuali, brevi e improvvisati, all'insegna della paura, della pietà o della disperazione. Uomini e donne accolgono ciò che capita e per otto anni, almeno fino al 1948, l'improvvisazione lascia il suo marchio sugli incontri intimi tra uomini e donne. Quel che prima del 1940 pareva sconveniente, diventa la normalità bellica.

Nel 1944, Linda - siamo nel romanzo Giovinezza giovinezza - va a trovare Giulio, il suo ex fidanzato, che è partigiano e vive in clandestinità. Giulio le propone di vivere insieme e Linda si ferma a casa sua. Arriva la sera, la donna siede in camera e cerca di leggere: «Si sforzò per una decina di minuti, poi chiuse il libro e bussò alla porta della seconda stanza», quella del giovane. Se prima del conflitto la loro era stata una relazione difficile e tormentata fino alla rottura, nei giorni bui dell'occupazione diventa un appoggiarsi e abbandonarsi l'una all'altro. I riti di passaggio vengono abbattuti dalla forza degli eventi: fidanzamento, consenso dei parenti, corredo e cerimonia non si frappongono più al giacere in due nello stesso letto. Il confine irrevocabile dell'esistenza - il giorno delle nozze - sfuma nella confusione della partenza per il fronte o dello sfollamento, perché ormai il corso stesso della vita ha perso la linearità netta che aveva in tempo di pace.

Questa guerra non concede certezze neppure ai civili, perché sono campi di battaglia sia il deserto libico o la pianura russa, sia la cucina bombardata o la strada della fuga notturna con pochi fagotti, un bambino tenuto al collo e l'altro per mano.

In Guerra senza bandiera, dove racconta la propria avventura partigiana, Edgardo Sogno rievoca un breve soggiorno a Lugano nel 1944. Franchi - è il suo nome di battaglia -trascorre l'ultima serata in città: l'indomani rientrerà in Italia, passando clandestinamente la frontiera, e non sa che cosa lo attende, forse la prigionia, la tortura, la fucilazione. Ha un appuntamento con Vera, giovane impiegata presso un consolato. Lei porta «un abito a fiori quasi estivo e le braccia scoperte». Passeggiano in silenzio, allacciati l'uno all'altra; cenano in un piccolo ristorante, poi vanno in un locale, il Cerii, e bevono whisky. Lui allontana per un momento «il rimorso di essere ancora vivo» a differenza di tanti compagni di lotta già caduti. A Vera dice: «Molto probabilmente non ci vedremo più. Forse non ti cercherò. Non so che cosa sentirò domani per te. Ma so che questa sera ti desidero tanto». La giovane risponde: «Andiamo». Arrivano al portone della casa di lei. Vera estrae la chiave dalla borsetta di velluto nero, varcano il portone, lui l'abbraccia, lei resiste e lo prega: «Lasciami, sii buono».



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