Shakespeare. Una biografia by Peter Ackroyd

Shakespeare. Una biografia by Peter Ackroyd

autore:Peter Ackroyd
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, Literary, Literary Criticism, Shakespeare
ISBN: 9788854500877
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2011-01-14T23:00:00+00:00


47.

Colgo la furia nelle vostre parole

Esaminando il manoscritto di Sir Thomas More scopriamo che Shakespeare scriveva molto velocemente e con grande intensità; sembra che fosse capace di raccogliere energia e ispirazione a piacimento, come se facesse emergere le parole e i ritmi da un pozzo profondo dentro di sé. In questo processo rapido e instancabile alcuni versi rimanevano incompiuti. In Timone d’Atene si dice che il protagonista prende a prestito «tanti» talenti. Chiaramente l’intenzione di Shakespeare era di aggiungere, successivamente, la cifra esatta. Solo che doveva continuare a scrivere. Non inseriva quasi mai la punteggiatura: preferiva invece affidarsi all’impeto creativo. In certi casi sembra che abbia lasciato uno spazio tra le parole, dove si poteva aggiungere la punteggiatura una volta esaurito lo slancio. Non indicava la divisione in atti o in scene. Ludwig Wittgenstein aveva l’impressione che i suoi versi fossero buttati giù in fretta da qualcuno che poteva permettersi, per così dire, qualsiasi cosa1. Samuel Johnson osservò che il finale delle sue opere a volte era scritto con eccessiva fretta, come se le necessità del momento lo costringessero a sbrigarsi.

È probabile che scrivesse su fogli di carta sfusi, e che affrontasse le scene separatamente a seconda dell’ispirazione. Può darsi per esempio che completasse il primo e l’ultimo episodio prima di concentrarsi sulle scene intermedie. Ci è pervenuta una nota di Ben Jonson a proposito di uno scrittore contemporaneo che potrebbe essere messa in relazione a Shakespeare. Era uno che quando «si metteva a scrivere stava lì giorno e notte e continuava senza mai fermarsi, finché non perdeva i sensi»2. Tuttavia, se questa è una descrizione di Shakespeare, è strano che Jonson non lo nomini. Naturalmente esistono descrizioni del suo modo di scrivere più dettagliate, a opera dei suoi contemporanei. Nella prefazione al First Folio scritta a due mani da John Heminges ed Henry Condell, essi concludono dicendo: «La sua mente e la sua mano andavano di pari passo: ciò che pensava lo scriveva con tale facilità che nei suoi fogli si trova raramente una cancellatura». Può darsi che ciò non sia del tutto vero, ma Heminges e Condell volevano enfatizzare quanto fosse straordinaria la sua facilità inventiva. La naturalezza era un altro elemento di questa meravigliosa efficacia; il verso fluisce con scioltezza e spontaneità da ogni personaggio.

Ben Jonson era meno fiducioso sulla scioltezza di Shakespeare. In Timber, or Discoveries Made upon Men and Matter (Timber, o scoperte su uomini e fatti) scrisse:



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