Sight by Jessie Greengrass

Sight by Jessie Greengrass

autore:Jessie Greengrass
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2019-08-04T16:00:00+00:00


INTERLUDIO: FIRENZE

È novembre e sono sola in una stanza di albergo. Fuori si distende una strada ignota, vuota. Pioviggina. Abbiamo affittato per due settimane una villa a sud da qui, non so bene dove sulle colline – un posto che per noi è soltanto una distesa verde su una mappa e uno sfondo scaturito da un silenzioso rammarico: i pendii polverosi piantati a cipressi presenti in una decina di romanzi sugli inglesi all’estero – ma abbiamo fatto male i calcoli, la stagione è quella sbagliata, umida e fredda; al posto del calore, sopra le terrazze lastricate di pietra aleggia la foschia, e un’acquerugiola perenne e penosa obbliga a passare le giornate in casa. Volevamo estorcere del tempo al corso generale delle cose con questa vacanza; un’ultima occasione per stare insieme solo noi tre, un promemoria per nostra figlia, affinché capisse che la pienezza è una condizione elastica e che lei bastava anche se intanto pianificavamo un allargamento; prima però avevamo cose da chiudere e non potevamo partire e dopo ci sarebbe stato il bambino, che nascerà al nostro ritorno, in uno di quei giorni bui e vuoti ficcati a forza nella pausa che va da Natale a Capodanno, e dunque non potevamo venire prima né aspettare che quelle alture si imbiancassero di neve. Dobbiamo accontentarci di questo posto, sorpreso nel mezzo di una muta completata solo per metà. Da settimane ormai – oppressa da una lista sempre più lunga di incombenze da assolvere prima dell’arrivo del bambino, i vestiti che vanno portati di sotto dalla soffitta e lavati, i pannolini da controllare, il cibo da preparare in grosse quantità, le lenzuola e le coperte da sistemare, i conti da saldare, le fila da tenere insieme nel timore che al momento della nascita il tempo subirà uno sconvolgimento e queste cose diventeranno impossibili – sognavo questa stanza, la mia solitudine, una distesa vuota. La gravidanza mi ha conferito i privilegi della vecchiaia, un assecondamento indiscusso dei capricci del mio corpo: ci aspettavamo che il volo sarebbe stato stancante e così Johannes è andato avanti con nostra figlia mentre io me ne sto in città a riprendermi per proseguire il viaggio domani, da sola e in tranquillità sul sedile reclinato di un treno. Al mio arrivo Johannes avrà organizzato tutto, sarà già padrone della geografia del luogo, avrà comprato il cibo, capito come funziona il termostato e io lascerò che tutto ciò mi venga mostrato senza prendermi la briga di ricordare; il mio leggero ritardo mi concederà lo status di un ospite. Passerò metà delle mie giornate sdraiata su un divano e Johannes e mia figlia verranno da me con svariati omaggi: tazze di tè, piatti di biscotti, racconti delle loro imprese. Passeranno ore avventurose mentre io sonnecchio, e credo che non vedessero l’ora di una libera immersione in quella parte di mondo che prende forma soltanto quando io non ci sono. Sull’aereo, nel dormiveglia, ho sentito le loro voci, tramavano, entrambi con la testa chinata alla stessa maniera, e mentre scendevamo verso terra in mezzo a strati di nebbia ridevano.



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