Sotto Il Burqa by Deborah Ellis

Sotto Il Burqa by Deborah Ellis

autore:Deborah Ellis [Ellis, Deborah]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788858624104
Google: aN6YzlqhkU0C
editore: Rizzoli
pubblicato: 2012-02-06T23:00:00+00:00


Nove

«Shauzia?» sussurrò Parvana. «Chiamami Shafiq. Io come devo chiamarti?»

«Kaseem. Cosa ci fai qui?»

«Quello che fai tu, sciocca. Senti, devo tornare al negozio. Starai qui ancora per un po’?» Parvana annuì. «Bene, torno dopo.»

Shauzia raccolse le tazze e corse al negozio.

Parvana rimase lì seduta, stupita, mentre la sua vecchia compagna di scuola si confondeva con gli altri ragazzi del tè. Solo guardandoli attentamente Parvana riusciva a distinguere la sua compagna dagli altri. Poi si rese conto che non era una buona idea continuare a fissarla: qualcuno avrebbe potuto chiederle cosa stava guardando. Così distolse lo sguardo. Shauzia si confuse di nuovo con la folla del mercato.

Shauzia e Parvana non erano mai state grandi amiche a scuola. Frequentavano compagnie diverse. A Parvana sembrava di ricordare che Shauzia fosse molto brava in ortografia, ma non poteva esserne certa.

Quindi c’erano altre ragazze come lei a Kabul! Cercò di ricordare com’era composta la famiglia di Shauzia, ma non lo sapeva. Non riuscì a concentrarsi molto sugli ultimi clienti della giornata, e fu contenta quando finalmente vide Shauzia avvicinarsi alla sua coperta.

«Dove abiti?» le chiese Shauzia. Parvana indicò da una parte. «Raccogliamo le tue cose e parliamo mentre camminiamo. Tieni, ti ho portato queste.» Porse a Parvana un pacchettino di carta che conteneva alcune albicocche secche, una cosa che Parvana non mangiava da secoli. Le contò. Ce n’era una per ciascun componente della sua famiglia, e una in più che poteva assaggiare subito. L’addentò e sentì un buon sapore dolce.

«Grazie!» Ripose il resto delle albicocche in tasca insieme ai guadagni della giornata e cominciò a raccogliere le sue cose. Non c’erano regalini sulla coperta, oggi. Ma non aveva importanza. Aver incontrato Shauzia era già abbastanza elettrizzante per quel giorno.

«Da quanto fai questo lavoro?» chiese Shauzia mentre si allontanavano dal mercato.

«Quasi un mese. E tu?»

«Sei mesi. Mio fratello se n’è andato in Iran quasi un anno fa a cercare lavoro, e non abbiamo più avuto sue notizie. Mio padre è morto di mal di cuore. Così io ho cominciato a lavorare.»

«Mio padre è stato arrestato.»

«Avete notizie?»

«No. Siamo state alla prigione, ma non hanno voluto dirci nulla. Non siamo riuscite a sapere niente.»

«E forse non lo saprete mai. Di molte delle persone che vengono arrestate non si hanno più notizie. Scompaiono e basta. Ho uno zio che è sparito in questo modo.»

Parvana afferrò Shauzia per un braccio e la costrinse a fermarsi. «Mio padre tornerà» disse. «Lui tornerà!»

Shauzia annuì. «E va bene. Per tuo padre sarà diverso. Come va il lavoro?»

Parvana lasciò andare il braccio di Shauzia e riprese a camminare. Era più facile parlare del lavoro che del Papà. «Certi giorni bene, altri male. Guadagni molto portando il tè?»

«Non molto. Siamo in tanti e quindi non ci pagano bene. Forse se lavorassimo insieme potremmo trovare un modo migliore per guadagnare.»

Parvana pensò ai piccoli doni che trovava sulla coperta. «Vorrei continuare a leggere le lettere almeno un po’, ma forse potremmo trovare qualcosa da fare nel resto del tempo.»

«Vorrei vendere articoli da un vassoio a tracolla. Così potrei muovermi e seguire la gente.



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