Storia degli ebrei italiani - volume primo by Riccardo Calimani

Storia degli ebrei italiani - volume primo by Riccardo Calimani

autore:Riccardo Calimani [Calimani, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori


Nuove testimonianze

Beniamino da Tudela non visitò Gallipoli, Monopoli, Giovinazzo e Barletta, dove vi sono concordi testimonianze che esistessero nuclei ebraici ben inseriti nella realtà economica e culturale di quei territori.

A Tor Pisana nel 1880 furono trovate alcune iscrizioni lapidarie conservate oggi nel Civico Museo di Brindisi.29 Una, dedicata a Leah, figlia di Yafeh Mazal, scolpita su un grosso blocco calcareo, risale all’832 e testimonia come, sin da allora, esistesse una numerosa comunità in quelle zone. Nella Mishnah la città ha l’onore di essere ricordata come porto d’imbarco del celebre rabbino Akiba. Della stessa epoca altre due iscrizioni: una dedicata a Yochebed, figlia di Zioppora e Ribai, l’altra a Baruch ben Yonah; questa ultima è di estrema importanza perché reca incisi quattro versi di un piyyut di Amittai ben Shefatiah, confluito nelle preghiere funerarie degli ebrei di Roma.30 La Cronaca di Achimaaz attesta che Amittai era un poeta dalla vena facile e permette di datare con sicurezza la lapide al IX secolo.

Altre interessanti tracce sono state ritrovate a Molfetta: documenti notarili relativi all’attività economica degli ebrei di Trani, in cui si tratta l’acquisto di ventiquattro alberi di olivo nel 1197 e contratti di compravendita di terreni vincolati a prestiti.

Ancora un altro esempio: quello che si riferisce ai giudei della Lama del Fullonese di Grottaglie, quando nel 1060 Roberto il Guiscardo donò all’arcivescovo di Taranto il feudo di Grottaglie, includendovi gli ebrei ivi residenti. Fondata nel 977 da una famiglia in fuga da Oria, prima di convertirsi al cristianesimo questa piccola colonia visse tre secoli a Grottaglie esercitando il mestiere di tintori e diffondendo la coltivazione di orti e giardini, in particolare quella del melograno, la cui corteccia era utile per tingere le stoffe di giallo.31 L’arte della tintoria, d’altro canto, era un mestiere difficile e non veniva considerato salubre: forse per questo motivo gli ebrei ne avevano il monopolio.

Gli ebrei pagavano la cosiddetta bagliva all’arcivescovo Tolemanno (altre fonti lo chiamano Rosemanno) sulla base delle concessioni fatte da Ruggero II nel 1133.32

La comunità ebraica di Oria Messapica,33 sull’Appia Antica tra Brindisi e Taranto, secondo la tradizione fu il primo insediamento dove arrivarono i prigionieri portati da Tito dopo aver conquistato Gerusalemme; tuttavia, nonostante questa narrazione fosse molto diffusa e radicata, non si sono trovate tombe anteriori al VII secolo. Solo di recente è stata ritrovata una necropoli dell’VIII-IX secolo sul colle degli Impisi, non molto lontano dalla Porta degli ebrei che permetteva l’ingresso nel quartiere ebraico. La stele contiene un’iscrizione in latino e una in ebraico, un epitaffio in versi del genere piyyut in forma di acrostico con il nome dell’autore, Samuele, forse il figlio della defunta.

Giace qui

una donna prudente

pronta a tutti i precetti della fede.

Trovi ella il volto

di Dio benevolo

al risveglio della

progenie innumere di Giacobbe.

Se ne dipartì

Anna all’età di cinquantasei anni.



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