Storia del ghetto di Venezia (nuova edizione) by Riccardo Calimani

Storia del ghetto di Venezia (nuova edizione) by Riccardo Calimani

autore:Riccardo Calimani
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: General, History
ISBN: 9788852070488
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2016-01-11T23:00:00+00:00


Poco dopo, la promessa sposa Ester morì. Leone lenì il suo dolore sposandone, dopo soli quindici giorni, la sorella Rachele. Il giorno dopo le nozze il rabbino Salomone Sforno, dopo un breve sermone in sinagoga, lo chiamerà chaver, un titolo molto ambito per un giovane studioso alle prime armi.

Ma per Leone non vi fu pace: nel 1591, anno di dura carestia a Venezia, tutta la famiglia ebbe a soffrire di numerose malattie che colpirono sia lui, sia la moglie, sia il padre Isacco. In settembre nacque suo figlio Marco, in dicembre morì suo padre, a settantadue anni. Leone racconta nella sua autobiografia di averlo visto in sogno e di avergli parlato, anche se sapeva di non parlare con un vivo. Come molti suoi contemporanei considerava il sogno portatore di un importante messaggio da interpretare, un messaggio premonitore, un contatto con gli astri che influenzavano la vita degli uomini.

Nel 1593, il sabato seguente al digiuno di Av, detto Shabbath Nachamu, predicò nella Scola grande todesca con numerosi ascoltatori e fu quello l’inizio di una lunga carriera di predicatore, durata oltre quarant’anni, nel ghetto veneziano dove vennero ad ascoltarlo, secondo testimonianze autorevoli, uomini di ogni tipo e, in particolare, nobili veneziani, ambasciatori di paesi europei, preti e frati. Il suo prestigio intellettuale all’interno del ghetto era alto: gli venne affidata la jeshiva fondata da Calonimos Belgrado.

Non altrettanto fortunata era invece, in quegli anni, la sua vita familiare, turbata da lutti. Morirono infatti la madre e due dei suoi figli (il secondo era nato nell’ottobre 1593). Forse per dimenticare i dolori, egli si lasciò prendere dalla passione del gioco, che aveva tanto detestato in gioventù: «E nei giorni di Chanucca [Chanukkah] 5355 [1595] si prese gioco di me il diavolo che mi danneggiò non poco perché ho perso cento ducati». Da allora, giocare diventò per lui un modo di vivere, una sofferenza con ravvedimenti, cadute e oscillazioni continue e dolorose. «E nei giorni di Chanucca mi spinsero a giocare e fino alla festa di Sciavuot [Sciavu’oth] ho perso più di trecento ducati. Pertanto da allora fino alla fine della festa di Chanucca mi sono dedicato allo studio e ho studiato diciotto mesi e ho pagato tutti i miei debiti.» Poco dopo tornò a giocare, lo ammette lui stesso, perdendo molto: 300 ducati in sei mesi.

La sua attività letteraria intanto era intensa, quasi come il suo desiderio di provare emozioni distruttive giocando in continuazione. Si appassionò all’alchimia, anche perché conobbe un giovane medico, Abramo di Camis, che cercava senza tregua, consumando salute e denaro, la pietra filosofale. Per breve tempo si recò a Ferrara, dove predicò suscitando l’ammirazione di tutti. Per necessità faceva l’istitutore privato nella famiglia Zelman, ma soffriva molto, lo confessa lui stesso, per la lontananza da Venezia e, alla morte di Zelman nel 1607, decise di tornare nella sua amata città alla ricerca dei suoi vecchi scolari e di vana fortuna nel gioco.

Nella primavera del 1609 lo chiamarono a Firenze, ma non riuscì a stare a lungo lontano da Venezia: nell’autunno



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