Storia dello stupro e di donne ribelli (2014) by Enzo Ciconte

Storia dello stupro e di donne ribelli (2014) by Enzo Ciconte

autore:Enzo Ciconte [Ciconte, Enzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2015-07-28T22:00:00+00:00


Lotte selvagge e uomini brutali

C’è da dire, però, che anche a non rispondere agli inviti, non si evitano le aggressioni. Caterina, «giovanetta diciassettenne», si ritirava dal fiume dove aveva lavato i panni. Era in compagnia di altre ragazze, quando incontrarono Salvatore di San Giovanni in Fiore che

domandò loro dove andassero. Ma non risposero esse, e scansandolo, tutto ad un tratto costui, presa per un braccio la giovanetta Caterina la sospinse più in alto, la gettò a terra alzandole le vesti, ed egli, discintosi i pantaloni, si sdrajò su di lei con la mano destra imbrandendo un’arma fissa in manico, intimandole di arrendersi alle sue voglie, altrimenti l’avrebbe ammazzata, puntandole anche al petto l’arma ridetta. La giovanetta però resistette, e vigorosamente dibattendosi gridava al soccorso mente le compagne sue sgomentate davansi pure a gridare, nonché a correre e chiamare i genitori e parenti della malcapitata. Prima ad accorrere fu tale Marianna ma spaventata dagli sguardi e dall’atteggiamento di quell’uomo dopo averlo rimproverato credé lasciarlo per sempre più gridare al soccorso. Intanto il secondo imputato che già un’ora prima circa era andato con Salvatore al fiume Neto apparentemente per lavarsi la faccia, ma più verosimilmente per spiare la vittima designata, poco lungi dalla scena stava scagliando sassi per impedire e distogliere la gente di avvicinarsi a Salvatore il quale per sempre più costringere la propria vittima, l’addentava con un morso alla faccia, più e più minacciandola. Ma tanta fu la resistenza della giovane che egli, per l’accorrere della gente in di lei ajuto, non poté consumare il reato.

Fu un agguato in piena regola, fatto in pieno giorno e alla presenza di molte persone. Non fu una imprudenza, ma un calcolo. Una lotta selvaggia, ma l’uomo non era in preda di una frenesia erotica; era intenzionato a comprometterla a bella posta, per potersi «col corpo di lei impadronire della dote relativamente vistosa da lei posseduta». Una volta disonorata – così pensava l’uomo – non le restava che sposarlo. Lui, invece, era «un nullatenente e non ben dipinto dall’opinione dei propri concittadini»11.

A subire violenza non sono solo giovani donne o bambine in tenera età. Ogni tanto capitava anche a donne anziane di essere aggredite. È il caso della vedova Elisabetta, mendicante di 70 anni. Fu aggredita nel 1883 da un certo Bruno di Ciminà, un comune aspromontano. Costui, la cui età ci è ignota,

si lanciò sulla malcapitata vecchia, l’afferrò, la stramazzò per terra e le sollevò la gonna per stuprarla. A tal vista non avendo forza la povera vecchia per difendersi e resistere alla violenza, si pose a piangere e supplicare, dicendogli che non avesse insultato la sua canizie, ma l’uomo senza darle ascolto le si pose sopra e la stuprò con tutta violenza fra le grida e gli spasimi della paziente. La povera vecchia affranta dalla violenza e tutta pesta e contusa nelle spalle e nelle braccia perché veniva trattenuta con forza distesa sul suolo e spasimante ancora pel dolore cagionatole dalla violenza dello stupro consumato brutalmente, rimase in quel medesimo posto piangendo



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