Storia di Napoli by Antonio Ghirelli

Storia di Napoli by Antonio Ghirelli

autore:Antonio Ghirelli [Ghirelli, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858423134
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-08-15T16:00:00+00:00


3.

Anarchici e meridionalisti

Il 31 gennaio 1869 si apre a Napoli la prima sezione italiana dell’Internazionale, che nel giro di un anno raggiunge «la cifra di piú che 3000 operai di ogni mestiere associati, oltre l’immensa simpatia che desta nella classe lavoriera» (sic). Subito dopo, si forma a Castellammare di Stabia un’altra sezione che raccoglie rapidamente cinquecento adesioni. Il successo del movimento, la dura campagna anticapitalistica del suo organo ufficiale «L’eguaglianza», suscitano allarme: cominciano le provocazioni, le infiltrazioni poliziesche, gli interventi repressivi. Gambuzzi, che è diventato il piú fido collaboratore di Bakunin, rappresenta l’Internazionale al cosiddetto «Anticoncilio», l’assemblea di liberi pensatori che nel dicembre ’69 si tiene a Napoli sotto la direzione di Giovanni Bovio, in violenta polemica con il Concilio vaticano. Un prudente commissario di polizia scioglie bruscamente il convegno quando esso travalica dal campo filosofico in quello politico, col formular voti «per la distruzione del presente ordine di cose»; ma Gambuzzi ha fatto in tempo a chiarire dalla tribuna che non basta rivendicare le libertà civili, bisogna puntare senza tentennamenti «alla emancipazione dell’operaio dal capitalista». Dalle parole i discepoli di Bakunin passano ai fatti: nello stesso periodo, un manifesto clandestino preparato da Alberto Tucci dà il via alla rivolta dei contadini contro la tassa sulla «macinatura» del grano, imposta per risanare il bilancio. È una tragica esplosione di collera che in pochi mesi lascia sul terreno 47 morti, 162 feriti, un migliaio di militanti in galera; ma è anche la prova di una prima saldatura tra i nuclei di avanguardia e le masse.

A partire dal 1871, la fiammata libertaria della Comune di Parigi trova naturalmente un vivido riflesso nel movimento italiano dei lavoratori, avviando una fase di dirompente sviluppo che per una decina di anni rimarrà caratterizzata dal primato ideologico degli anarchici e dominata dalla figura di Carlo Cafiero. È un giovane agiato proprietario pugliese che mette al servizio dell’idea il suo patrimonio, il suo fervore, purtroppo anche la sua ragione visto che morirà presto in preda ad una penosa ed incurabile forma di schizofrenia. Cafiero è ancora in contatto con Marx quando, a fine giugno del 1871, arriva a Napoli col mandato di riorganizzare la sezione, ma non condivide affatto la decisione di trasformare l’Internazionale in un vero e proprio partito politico fortemente centralizzato ed esprime apertamente il proprio dissenso in un foglio locale, «La Campana», sottolineando l’ostilità contro ogni tendenza autoritaria. Ai primi di agosto del ’72 le sezioni italiane convenute a Roma decidono la costituzione della Federazione italiana, atto di nascita di un movimento anarchico su basi nazionali. Lo stesso Cafiero, Malatesta, Fanelli e Tito Zanardelli rappresentano Napoli al Congresso.

Nel ’74 la Federazione raggruppa già 129 sezioni sparse in tutta la penisola, con oltre 26 000 aderenti: l’animatore dell’organizzazione è Andrea Costa, che cura la «commissione di corrispondenza». Nell’estate dello stesso anno, il Comitato italiano per la rivoluzione sociale organizza un tentativo insurrezionale, preceduto da una serie di scioperi. A Imola, a Firenze, in Puglia, il tentativo si scontra con la insormontabile resistenza della truppa, e gli uomini migliori della Federazione finiscono in carcere o sono costretti ad espatriare.



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