Storia di una maestra del Sud che fu la madre di Aldo Moro by Renato Moro

Storia di una maestra del Sud che fu la madre di Aldo Moro by Renato Moro

autore:Renato Moro [Moro, Renato]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2022-02-23T23:00:00+00:00


Dopo aver fatto scuola ininterrottamente dalle 9 alle 6, senza esagerazione, ininterrottamente, solo cioè interrotta dall’andare da una casa all’altra, e la sera la preparazione del giorno dopo e una mezz’ora di riposo dopo mangiato (mangio alle 7), non mi resta che molto poco, molto poco tempo. […] alle 11 non posso più star su perché non ho più la forza che avevo da giovinetta e ogni anno è stato così con queste benedette lezioni private.

D’altro canto, Fida pensava di non poter rinunciare a guadagnare non solo per le zie ma anche in vista del matrimonio. Senza una famiglia che la sostenesse, non aveva i mezzi per una dote e voleva quindi essere lei, con le proprie fatiche e i propri risparmi, a preparare tutta la biancheria per la futura casa con Renato. Di conseguenza non poteva rinunciare alle lezioni private. E così, tra lezioni e fatiche per il corredo, il tempo di cui disponeva era davvero poco, con il risultato che non poteva non temere gli esami di diploma. Si sentiva in colpa per non essersi dedicata allo studio in passato: “Tempo non ne ho mai avuto, ma se avessi, in cinque anni, spremuto un’oretta al giorno, una materia all’anno, adesso sarei tranquilla.” Continuò a sperare di farcela, ma pian piano le sue aspirazioni dovettero ridimensionarsi. Scrisse a Renato che, nonostante studiasse “ininterrottamente”, continuando il lavoro fino alle dieci, per marzo non avrebbe potuto essere pronta su più di due materie. Cercò di farsi aiutare da lui per chiarimenti sulla legislazione scolastica che, aggiunse in una lettera, “non è poi tanto noiosa come credevo”. Non si faceva però molte illusioni sulla propria preparazione. Un’altra difficoltà era che, per sostenere l’esame, sarebbe dovuta andare a Roma e questo significava pagarsi la trasferta da sola, perché il padre, ostile e disinteressato a lei come al solito, non era affatto disposto ad aiutarla: “Papà t’ho detto che non scrive più, né risponde a lettere mie d’augurio; non mi darebbe il biglietto, meglio non avrei tanta franchezza da chiederglielo; la spesa quindi sarebbe troppa per poche materie,” confidava al fidanzato. Pensò a un rinvio, per poter sostenere più in là gli esami in tutte le materie, ma anche di questa soluzione vedeva l’impraticabilità: “Non posso far tanto, dopo dieci ore di scuola ininterrotta, quantunque abbia tanta buona volontà di studiare.”

Oltre ai suoi impegni scolastici, a rendere difficile la realizzazione delle aspirazioni di carriera di Fida contribuivano i fardelli familiari. Innanzitutto, c’era il comportamento del padre, da sempre egocentrico e anaffettivo. Nicola era malato e pretendeva ancora da Fida assistenza e sostegno, malgrado lui l’avesse sempre trascurata in passato e non fosse disposto ad aiutarla nel presente. Le sue richieste erano talmente pressanti che, come scriveva lei, la facevano impazzire. In più, il padre si offendeva per ogni anche minima attenzione di cui si sentisse defraudato. Quando Fida decise di andare a Milano a trovare i fratelli, interrompendo il già lungo periodo di cure che gli aveva dedicato per i suoi problemi alle gambe, lui prese il fatto come un insulto.



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