Transmedia journalism by Lorenzo Ugolini

Transmedia journalism by Lorenzo Ugolini

autore:Lorenzo Ugolini [Ugolini, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Armando ed.
pubblicato: 2023-05-10T22:00:00+00:00


L’impatto del digitale e dei social media

Il secondo ambito da esplorare nel campo del transmedia journalism si riferisce alla seconda radice essenziale del transmedia journalism così com’è delineato da Gambarato e Alzamora (2018), ovvero il suo legame con il digitale. Se negli esempi portati in precedenza era la propensione alla narrazione a fare da ideale collante, in questo caso il punto comune è dato dallo sviluppo di ambienti e tecnologie, da un lato come potenzialità di espansione del racconto giornalistico; dall’altro come possibilità di attivazione più diretta e di partecipazione dell’utente.

Anche in questo caso, gli esempi di natura basilare potrebbero essere infiniti, perché dettati proprio dalla capacità del digitale di aggirare o sconfiggere limiti di spazio fondamentali nel giornalismo “tradizionale”. Così, appare ormai pienamente e inevitabilmente acquisito il fatto di mettere a disposizione dell’utente una versione ampliata (o anche corretta e aggiornata) di un articolo di giornale o di un servizio di un telegiornale all’interno del sito Internet della stessa testata; così come appare immensamente più semplice fornire uno “storico” del fatto, della notizia o dell’evento che si sta approfondendo, attraverso i link agli altri contenuti che se ne sono occupati e se ne occupano all’interno del medesimo sito. Come immediata traduzione, appare quindi molto più facile e diffondibile offrire una copertura giornalistica ampia e agevole da raggiungere su un determinato evento, includendo quindi linguaggi e codici diversi (scrittura, video, audio, etc.) nonché diverse prospettive (come per esempio le interviste, passate e presenti, ai protagonisti, oppure le ricostruzioni delle diverse posizioni, dell’evoluzione storica degli eventi, etc.). Appare evidente come queste evoluzioni corrispondano, almeno a livello epidermico, ai principî che animano il transmedia (Jenkins 2009a, 2009b).

In questo contesto, gli aspetti interessanti ai fini della nostra riflessione sono principalmente due. Il primo rappresenta in qualche modo l’evoluzione di quanto appena descritto con l’accentuazione delle caratteristiche proprie della transmedialità, e per comodità lo riassumiamo sotto il nome di “longform”. Con questo termine, nel gergo giornalistico, si fa riferimento generalmente a un articolo di giornale dalla lunghezza marcatamente superiore allo standard (ovvero un testo che supera le 1000/1500 parole), il che consente di descrivere e approfondire con maggiore facilità un argomento, un evento o un fenomeno, andando tuttavia incontro alla possibilità di “stancare” il lettore. Di per sé, il longform non è un’invenzione recente – al contrario, si tratta di uno dei principali formati che hanno caratterizzato il giornalismo sui settimanali/mensili rispetto a quello sui quotidiani. L’avvento del digitale ha tuttavia influenzato profondamente ciò che oggi intendiamo per longform, ovvero un formato nel quale il testo scritto è veicolato in forma digitale all’interno della pagina del sito di una testata, e oltre che descrivere e approfondire un argomento fa da “collante” per altri contenuti in altri formati, embedded all’interno della pagina, che appaiono (e tendenzialmente si attivano automaticamente) grazie allo scrolling.

I formati coinvolti sono diversi, dai più classici video al cambiamento dello sfondo della pagina, dai file audio fino ad arrivare ad animazioni e immagini e mappe navigabili. Il punto nodale ai fini della



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