Tre minuti by Anders Roslund & Börge Hellström

Tre minuti by Anders Roslund & Börge Hellström

autore:Anders Roslund & Börge Hellström [Roslund, Anders]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858427286
editore: Einaudi


Alle 2.27 del mattino, uno dei funzionari di turno dell’ufficio comunicazioni chiamò il capo di gabinetto, scusandosi per averlo svegliato e comunicandogli che una e-mail appena spedita all’account pubblico della Casa Bianca conteneva un allegato che a suo giudizio andava esaminato subito.

Un filmato di un minuto e quarantatre secondi.

Piú tardi, l’Nga ne verificò la provenienza: un internet café e un indirizzo Ip diversi rispetto al primo messaggio, ma sempre riconducibili al centro di Bogotá. Anche in questo caso, il destinatario era il presidente.

Una singola ripresa continuata, senza tagli.

L’inquadratura era stabile: probabilmente era stato usato un treppiede, piazzato a un paio di metri di distanza dall’inferriata della gabbia.

Il capo di gabinetto Perry e il vicepresidente Thompson non avevano ancora trovato la forza di scambiarsi una sola parola. Quando il filmato si era bloccato sull’ultima inquadratura erano rimasti immobili davanti allo schermo del computer appoggiato sul tavolino basso, respirando piano, all’unisono, finché uno dei due non aveva retto oltre e si era allungato a spostare indietro il cursore per farlo ricominciare dall’inizio.

Sette volte.

E ogni volta scoprivano nuovi dettagli.

Avevano riconosciuto subito il pagliericcio e la ciotola di plastica rossa della foto inviata in precedenza come prova che il presidente Crouse era ancora vivo, mentre stranamente della catena che aveva attorno al collo si erano accorti solo a metà della seconda visione: un’ombra scura che nascondeva la punta del mento e la parte superiore del torace. Alla quarta ripetizione, lo sguardo di Perry era caduto sul piede destro del presidente, sulle cinque profonde ferite che avevano preso il posto delle unghie, mentre la volta successiva fu il turno delle vesciche sulle braccia e sulle mani che si distinguevano tra i lividi e le lacerazioni che gli ricoprivano la pelle. E alla settima – l’ultima, quella appena conclusa – avevano intravisto sul pavimento della gabbia un dispersore per la messa a terra e dei cavi elettrici, un metodo di tortura di cui avevano sentito parlare ma che non si erano mai trovati di fronte.

La fotografia era un’immagine muta, senza richieste.

Adesso si trattava di un filmato.

Con una voce.

Con delle richieste.

Perry spostò indietro il cursore per l’ultima volta, al secondo trentadue. Il momento in cui il presidente Crouse, a voce bassa, quasi in un sussurro, aveva iniziato a leggere da una specie di cartello che qualcuno teneva accanto alla videocamera, gli occhi stanchi che si muovevano avanti e indietro per seguire quelle righe scritte in un inglese altisonante, quasi burocratico.

«Sono Timothy Crouse e sono in ottima salute. I miei ospiti mi trattano bene e con rispetto».

Il capo di gabinetto e il vicepresidente avevano memorizzato ogni singola parola pronunciata dal loro amico e collega, in preda a una sofferenza palpabile, percepibilissima anche seduti in una morbida poltrona di quell’elegante ufficio della Casa Bianca.

«Signor presidente, sono vivo, ma per quanto ancora? Dipende da lei».

Tim Crouse era un uomo forte, determinato, uno che non piegava la schiena davanti a nulla.

Ma la sua pelle portava i segni di violente percosse. I muscoli delle braccia, delle spalle, delle gambe erano attraversati da spasmi dovuti alle scosse elettriche.



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