Ultima sentenza by GRISHAM John

Ultima sentenza by GRISHAM John

autore:GRISHAM John
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 978-88-04-58091-1
editore: MONDADORI
pubblicato: 2008-05-14T16:00:00+00:00


18

L'irruzione di Clete Coley sulla scena avvenne con un tempismo perfetto. Non c'era una sola altra notizia interessante nell'intero Stato. La stampa si buttò sull'annuncio di Coley e ci martellò sopra come una grancassa. E chi poteva biasimare i media? Quando mai capita che il pubblico possa vedere un avvocato che viene ammanettato e trascinato via mentre strepita contro i "bastardi liberal"? E per di più un avvocato così grande, grosso e pittoresco. La sua inquietante esibizione delle facce dei morti era coinvolgente. I suoi volontari, specie i parenti delle vittime, erano più che lieti di parlare con i giornalisti e raccontare le loro storie. La spudoratezza di Clete nell'organizzare il raduno proprio sotto il naso della Corte Suprema era divertente, addirittura ammirevole.

Portato subito alla centrale, Coley fu schedato, fotografato e gli vennero prese le impronte digitali. Clete ipotizzò, correttamente, che entro breve la sua foto segnaletica avrebbe trovato il modo di arrivare ai media, di conseguenza dedicò qualche momento di riflessione al messaggio che voleva trasmettere. Un cipiglio arrabbiato avrebbe forse confermato il sospetto che il soggetto fosse un tantino esaltato. Un sorriso arrogante poteva suscitare interrogativi sulla sua sincerità: chi, appena arrivato in prigione, ha voglia di sorridere? Clete optò per una semplice espressione neutra, con appena una traccia di sorpresa, come a chiedere: "Perché ce l'hanno con me?".

La procedura richiedeva che ogni nuovo detenuto si spogliasse, facesse una doccia e indossasse la tuta arancione, operazioni che di solito avvenivano prima che fosse scattata la foto segnaletica. Ma Clete non ne volle sapere. L'accusa che gli veniva contestata era semplicemente occupazione abusiva di suolo pubblico, reato che comportava una pena pecuniaria massima di duecentocinquanta dollari. La cauzione ammontava al doppio di quella somma e Clete, con le tasche gonfie di banconote da cento, sventolò abbastanza denaro da far capire alle autorità che lui stava per uscire di galera, non per entrarci. Così doccia e tuta arancione vennero ignorate e Coley fu fotografato con il suo migliore abito marrone, la camicia bianca inamidata e la cravatta di seta a motivi cachemire perfettamente annodata. I lunghi capelli grigi erano pettinati e a posto.

L'intera procedura richiese meno di un'ora. Clete uscì in strada da uomo libero e rimase elettrizzato nel constatare che quasi tutti i reporter lo avevano seguito. In piedi sul marciapiede, rispose a tutte le domande finché i giornalisti non si stancarono.

Nei telegiornali della sera Clete Coley, con tutta la messinscena della giornata, fu l'evento principale. Tornò anche nei notiziari della notte. Clete se li guardò tutti sul maxischermo di un bar per motociclisti nella zona sud di Jackson, dove si era rintanato per la serata offrendo da bere a tutti quelli che entravano. Il conto superò i millequattrocento dollari. Una spesa della campagna elettorale.

I motociclisti si infatuarono di lui e promisero di presentarsi in massa alle urne per farlo eleggere. Naturalmente, non uno di loro era un elettore registrato. Quando il bar chiuse, Clete salì su una Cadillac Escalade rosso vivo appena noleggiata per mille dollari al mese.



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