Un matrimonio, un delitto e due investigatori a quattro zampe by Antony Johnston

Un matrimonio, un delitto e due investigatori a quattro zampe by Antony Johnston

autore:Antony Johnston [Johnston, Antony]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-10-11T06:59:46+00:00


Capitolo diciannove

Il locale si chiamava Undici al Piano di Sopra. Non ne avevo mai sentito parlare, ma era passato così tanto tempo da quando frequentavo i concerti che la cosa non mi stupì affatto. Da ciò che Lars me ne aveva detto, immaginavo un evento piccolo ma molto partecipato… e al piano di sopra. Esattamente come avevo trovato lui al piano di sopra, nel solarium.

So che avrebbe potuto essere stato là da solo, a godersi una pacifica fumatina. Ma non l’avevo mai visto in casa di Tina prima di allora, e il percorso per raggiungere il solarium non era affatto scontato se non si era pratici della struttura. Era molto più probabile che ci fosse arrivato in compagnia di qualcuno, magari per discutere di qualcosa. E per poter gridare senza orecchie indiscrete.

La voce che avevo sentito era attutita e indistinta, e c’erano molti altri uomini, alla festa, con voci profonde e sonore come quella di Lars. Ma comunque avrebbe potuto essere la sua, e ormai ripensavo con sospetto a tutto ciò che aveva fatto. Il modo in cui mi si era avvicinato, come mi aveva riconosciuta e salutata, come mi aveva difesa, come era rimasto indietro, quando tutti se n’erano andati, per chiedermi cosa avessi detto alla polizia… e come avesse discusso con Freddie in salotto. Quando mi aveva detto di aver litigato con lui perché aveva preso le mie difese alla postazione dei parcheggiatori per la questione delle chiavi, la cosa mi era sembrata plausibile. Ma in quel momento mi chiedevo se non fosse stata invece una menzogna tesa a coprire altre ragioni. Che si fosse trattato della continuazione del litigio che lui e Freddie avevano avuto prima, nel solarium?

Scoprii che l’Undici al Piano di Sopra era situato sopra un’elegante boutique, il tipo di effimero negozio di vestiti di cui Covent Garden è tappezzato. Da ciò che potevo vedere sbirciando attraverso la vetrina, ci vendevano solo dieci oggetti in tutto, ciascuno offerto in una sola taglia per un prezzo ad almeno quattro cifre. Probabilmente erano tessuti realizzati a mano da monaci peruviani.

Per l’evento mi ero messa in ghingheri: pantaloni, stivali e camicetta in tinta, più una pashmina che avevo comprato all’inizio del 2000. Chissà se si potevano ancora considerare eleganti. Probabilmente no. Ma erano il meglio che fossi riuscita a estrarre dal mio caotico armadio con così poco preavviso. Probabilmente sarei passata per “una stilosa signora anziana, che si veste come se avesse dieci anni di meno, ma nel complesso se la cava abbastanza bene anche senza sforzarsi troppo”: ma guardandomi negli specchi allineati lungo le scale che portavano all’eponimo piano di sopra mi sentii terribilmente insicura. Non mi importava affatto di ciò che gli altri avrebbero pensato di me, ma a qualsiasi evento culturale di Londra è possibile imbattersi in un produttore, in un regista, in un agente, in un altro attore…

Dopo avermi chiesto il nome alla porta, un’elegantissima giovane donna lo spuntò dalla lista e mi fece cenno di entrare nello spazio della performance. Che era piccolo, ma ben arredato.



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