Una piccola morte by Mohamed Hasan Alwan

Una piccola morte by Mohamed Hasan Alwan

autore:Mohamed Hasan Alwan [Alwan, Mohamed Hasan]
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2019-03-25T23:00:00+00:00


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Il Sublime è indescrivibile e inconoscibile.

IBN ‘ARABI

Al nostro risveglio, una notizia correva di bocca in bocca. Alcuni la bisbigliavano, altri ne parlavano apertamente. Qualcuno se ne stupiva, qualcuno ci credeva e qualcun altro negava che fosse vera. E così passammo l’intera mattinata senza avere alcuna certezza. Il sole svanì e sentimmo un viandante girare tra le tende delle carovane annunciando a gran voce: «Gente! Il regno è di Qatada Ibn Idris… Il regno è di Qatada Ibn Idris». Qualcuno esclamò “Allahu Akbar”, altri invece lo ignorarono e finsero di non averlo sentito. Badr era molto sorpreso: «Ho visto Ibn Musa la prima volta che ho fatto il pellegrinaggio con il mio signore Abu-l-Fattuh. Siamo anche entrati in casa sua. E credevo che nessuno, oltre Dio, avrebbe mai potuto togliergli la carica di sharif della Mecca».

«E infatti è stato Dio a togliergliela, Badr».

Da due secoli La Mecca non aveva avuto altri governatori che i Banu Musa, e questo era cambiato proprio con il nostro arrivo. Io però non ero impressionato da questo cambiamento, bensì dai miei piedi, che erano in uno stato pietoso. La pianta non la sentivo più, e il dorso era spellato. Lungo il cammino, il mio mal di schiena si era fatto più intenso. A causa del dolore alle ginocchia, i miei passi si erano accorciati e, negli ultimi giorni di viaggio, la mia andatura si era fatta più lenta. Un pomeriggio Badr mi aveva sentito farneticare e mi aveva pregato di montare sul cammello, ma io mi ero rifiutato di farlo. Lui allora aveva fatto inginocchiare i due cammelli e aveva sistemato un telo tra le loro gobbe, in modo da farmi ombra. Poi mi aveva vuotato sulla testa un intero otre d’acqua. Avevo dormito tra le sue braccia un sonno agitato durante il quale avevo parlato molto senza accorgermene, quindi avevamo ripreso il cammino, ma un’ora dopo ero caduto di nuovo. Mentre ero in stato di semi-incoscienza Badr mi aveva detto che eravamo appena entrati in territorio sacro e avevo quindi adempiuto la mia promessa. E così ero montato sul cammello e Badr mi aveva legato perché non cadessi. Non so quanto tempo passai in quello stato.

Quando riaprii gli occhi attorno a me c’erano molti uomini. La mia testa poggiava sulle gambe di Badr, che continuava a mettermi sulla fronte, una dopo l’altra, delle pezze bagnate con l’acqua della sacra fonte di Zemzem. Gruppi di persone mi passavano davanti e a un tratto, tra la folla, vidi quel che vidi: la verde Ka‘ba di Dio. Mi misi seduto. Badr si sforzò di sorridere. Mi alzai appoggiandomi a lui. Feci qualche passo in direzione della Ka‘ba e vi incollai una guancia. Mi misi a dire cose che non riuscivo a sentire. La mia bocca si muoveva e le parole ne uscivano, ma io non sentivo niente. Guardai Badr e vidi che mi stava ascoltando. Stavo senz’altro parlando. La mia bocca era aperta, la lingua si muoveva, la gola vibrava. Ma non sentivo quel che stavo dicendo, non ero cosciente.



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