Una storia crudele by Natsuo Kirino Natsuo Kirino

Una storia crudele by Natsuo Kirino Natsuo Kirino

autore:Natsuo Kirino, Natsuo Kirino
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giano
pubblicato: 2012-05-31T16:00:00+00:00


Ai primi di aprile, in concomitanza con l'inizio dell'anno scolastico, si verificò un evento nuovo e inatteso. Un tizio si presentò a casa nostra in compagnia della dottoressa Sasaki. Non si trattava né di uno degli agenti che in precedenza mi avevano interrogata, né di uno degli assistenti sociali del centro per l'infanzia, bensí di un uomo che non avevo mai visto. Aveva un mento molto pronunciato, portava degli occhiali dalla montatura nera e indossava indumenti decisamente sobri: completo blu scuro, camicia bianca e cravatta antiquata. Dopo aver rivolto a mia madre un saluto puramente formale, volse subito lo sguardo nella mia direzione, quasi fosse ansioso di non sprecare il suo tempo.

«Keiko» mi disse la dottoressa Sasaki, «questo signore è il kenji-san3 che si occuperà del tuo caso». Quella parola mi riportò subito alla mente Kenji. La dottoressa l'aveva pronunciata con assoluta nonchalance, senza preoccuparsi che avrebbe potuto turbarmi. Evidentemente non sapeva che ero abituata a chiamare il mio carceriere per nome. «Scusa, non ti ho ancora detto il suo nome… Miyasaka, dottor Miyasaka».

Il dottor Miyasaka, con fare impaziente, cavò fuori alcuni documenti dalla borsa che aveva con sé. C'era qualcosa di strano nei suoi movimenti, era impacciato, come se avesse qualche difficoltà. A ben guardare, mi accorsi che la sua mano sinistra era posticcia. Era cosí ben fatta da sembrare vera, il colore molto simile a quello della pelle e un materiale leggero e gommoso che dissimulava alla perfezione la sua natura artificiale.

«Buongiorno, Keiko» esordí in tono risoluto, senza minimamente scomporsi, malgrado si fosse accorto del mio sguardo fisso sul suo arto finto. «Sono contento di vedere che stai bene. Sono qui perché ho qualche domanda da farti. Ho preferito venire io da te per non scomodarti. Non mi ci vorrà molto, non preoccuparti».

D'istinto gettai un'occhiata alla dottoressa Sasaki, seduta in silenzio, il solito sorriso sulle labbra.

«Dottoressa Sasaki, mi scusi» le disse Miyasaka, «vorrei parlare con Keiko da solo».

«Certo, non c'è problema» rispose lei, facendo cenno a mia madre, lí impietrita con il viso tirato, di seguirla. «Noi aspetteremo di là, nella camera accanto».

Miyasaka si era accorto dal mio sguardo che la presenza della dottoressa Sasaki mi metteva a disagio. Aveva colto la mia protesta silente con formidabile intuito.

«Keiko, ascolta» mi disse non appena restammo da soli, in tono molto confidenziale, «ho ricevuto l'incarico di occuparmi del tuo caso, ma ti confesso di non averci capito granché. Perché non mi aiuti tu? Ma solo se vuoi, eh, non voglio costringerti, per carità. Mi farebbe molto piacere se tu mi raccontassi un po' di cose, te ne sarei molto grato».

«Sí, ma…».

«Cosa?».

«Anch'io non ci ho capito piú di tanto».

«Ah, non ci avevo pensato…» reagí lui, fissandomi interdetto. «Keiko, tu sei molto intelligente, io lo so bene. All'inizio ci eravamo sbagliati, non avevamo capito che abbiamo a che fare con una ragazzina sveglia e vivace. I miei colleghi hanno commesso l'errore di trattarti come una bambina qualunque e non hanno saputo capirti. Avrebbero dovuto prendere in maggiore considerazione le tue parole, perché solo cosí ci sarebbe stata la possibilità di comunicare veramente.



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