Unbroken by Laura Hillenbrand

Unbroken by Laura Hillenbrand

autore:Laura Hillenbrand [Hillenbrand, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, World
ISBN: 9788852059148
Google: gVCfBQAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2014-12-01T23:00:00+00:00


Un biglietto d’auguri scritto da Louise nel dicembre del 1943. (Per gentile concessione di Louis Zamperini)

1. Edgar Whitcomb, futuro governatore dell’Indiana.

2. È possibile che fosse così. In seguito analoghe iniezioni vennero praticate ad altri due prigionieri, che morirono entrambi. Non è escluso che l’intenzione del medico fosse compassionevole: all’epoca l’eutanasia era una pratica accettata in Giappone.

XXI

Fiducia

Dietro il liceo di Torrance c’era una macchia di alberi. Nei mesi successivi alla sparizione di suo fratello, Sylvia Zamperini Flammer spesso la sera raggiungeva la scuola in auto, si fermava tra gli alberi e restava a sedere nel silenzio e nella penombra, da sola. Mentre il motore dell’auto si raffreddava, le lacrime le scorrevano lungo le guance. A volte si consentiva di singhiozzare, sapendo che nessuno l’avrebbe sentita. Dopo qualche minuto si asciugava le lacrime, si ricomponeva e ripartiva.

Durante il tragitto verso casa, inventava una bugia per spiegare come mai, ancora una volta, ci avesse messo tanto a sbrigare quella sua commissione all’ufficio postale. Non lasciò mai capire a nessuno quanta paura avesse.

A Torrance, al telegramma del 4 giugno 1943 che annunciava la sparizione di Louie seguì un tormentoso silenzio. Passarono molte settimane e, nonostante le ricerche dei militari, di Louie, del suo aereo e dell’equipaggio non c’erano tracce. In città la speranza svanì. Ogni volta che uscivano, gli Zamperini vedevano solo rassegnazione sui volti dei vicini.

Nella casa bianca di Gramercy Avenue l’umore però era diverso. Fin dall’arrivo del telegramma, Louise Zamperini era sorretta dalla convinzione che suo figlio fosse ancora vivo. Suo marito e i figli la pensavano allo stesso modo. Passarono giorni, poi settimane; la primavera si trasformò in estate e non ci fu alcuna novità. Ma la convinzione della famiglia rimase salda: Louie era ancora tra loro e in casa si parlava di lui al presente, come se fosse andato in fondo alla strada e ci si aspettasse di vederlo rientrare da un momento all’altro.

Ciò che gli Zamperini vivevano non era negazione, e non era neppure speranza. Era certezza. Louise, Anthony, Pete e Virginia percepivano la presenza di Louie, la sentivano. Il loro dolore non derivava dal lutto, ma dalla sicurezza che Louie fosse da qualche parte, nei guai, e che loro erano nell’impossibilità di aiutarlo.

Il 13 luglio Louise avvertì un senso di urgenza. Scrisse una lettera al generale di divisione Willis Hale, comandante della Settima Air Force, pregandolo di non interrompere le ricerche: Louie era vivo, affermò. Quello stesso giorno, ovviamente all’insaputa di Louise, suo figlio veniva catturato dai giapponesi.

Parecchie settimane dopo arrivò la risposta dall’ufficio di Hale. La lettera diceva che, dato il fallimento delle ricerche nel reperire qualunque traccia, le forze armate erano state costrette ad accettare il fatto che Louie e gli altri membri dell’equipaggio fossero deceduti. Si sperava, proseguiva la lettera, che anche la signora Zamperini accettasse quella realtà. Louise strappò il foglio.

Pete era ancora a San Diego, dove addestrava le reclute della marina. Lo stress lo consumava. A volte raggiungeva Torrance in auto per fare visita alla famiglia e al suo arrivo tutti si preoccupavano nel vederlo così magro.



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