Urania Collezione 152 - Specie immortale by Colin Wilson

Urania Collezione 152 - Specie immortale by Colin Wilson

autore:Colin Wilson
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788852067280
editore: Mondadori
pubblicato: 2015-09-21T22:00:00+00:00


Ma la mia domanda indusse la famiglia a parlare del delitto. E mi resi subito conto che Gwyneth, la bambinaia gallese, era molto più interessata di quanto desse a vedere. Tuttavia continuò a badare al suo lavoro a maglia. Però affermerei che “sentiva” che quella era la casa del delitto, con lo stesso genere di intuizione che avevo avuto io nei confronti del villino di Bacone, nelle vicinanze di Bidford. Anche le due ragazze dimostravano un blando interesse alla storia, benché come delitto non sia particolarmente truce, e quella più giovane disse: — Questa notte non spegnerò la luce, in camera mia. — Però capii che anche loro sapevano qualcosa, la bambinaia doveva aver raccontato le storie che davano corpo alle sue intuizioni.

Verso mezzanotte le due ragazze andarono a letto. La bambinaia si era addormentata in poltrona. Noi avevamo stabilito di restare alzati fino alle prime ore del mattino, perché di solito i trambusti si manifestavano tra mezzanotte e le due. La signora Mudd salì di sopra a cambiare il bambino e circa a mezzanotte e dieci cominciarono i rumori. Per prima cosa uno scricchiolio proveniente dalla cantina, all’apparenza così normale, che nessuno di noi lo notò per parecchi minuti. Poi un tonfo che fece tremare le finestre, come se fosse caduta una bomba a poche vie di distanza. Seguì un suono lamentoso, non alto di tono, come se una adolescente isterica stesse gridando nel sonno. Sembrava provenire da un corridoio al di là della porta. Mudd in punta di piedi si avvicinò all’uscio e lo spalancò. I lamenti continuavano, ma ora non davano più l’impressione di provenire dal corridoio.

Mi disposi a immergermi in uno stato di percettività rilassata, per cercare di capire quello che stava succedendo attorno a me. Era come penetrare in un incubo. La casa era permeata di tensione, di panico, di uno sgradevole, freddo terrore, di tanto in tanto associato all’odore di vernice bianca a calce sulla parete di una latrina. E avevo la certezza che non emanava da nessuna presenza individuale o fisica della casa. Era come una rete tesa fra di loro, o meglio, fra le due ragazze, la bambinaia e la madre. I due maschi non c’entravano. E fui in grado di rendermi chiaramente conto di quello che si trattava. L’elemento più decisivo era costituito dall’impressione che la bambinaia aveva nei confronti della casa, la consapevolezza che si trattava della casa del delitto, o qualche altra intuizione terrorizzante. Il secondo elemento, altrettanto potente, era il senso di repulsione della signora verso il marito, e di colpa e disgusto verso il bambino. E, in un modo o nell’altro, le due sensazioni si fondevano insieme, pulsando all’unisono come se fossero reciproche. Le due ragazze avevano un ruolo relativamente minore, ma percepivano le vibrazioni nel sonno. Occorre precisare che tanto le ragazze quanto la bambinaia stavano già dormendo.

Il problema consisteva nella completa “negatività” di tutti gli appartenenti alla famiglia. E, in fondo, la colpa era del padre. Brillava per la sua assenza, completamente assorbito dal lavoro, incapace di introdurre qualsiasi elemento di vitalità e di creatività nell’atmosfera familiare.



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