Vita e morte di Trotskij by Victor Serge

Vita e morte di Trotskij by Victor Serge

autore:Victor Serge
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Trotskij,
ISBN: 978-88-6802-057-6
editore: Pgreco
pubblicato: 2014-01-29T05:00:00+00:00


Inizio della repressione. Ultimo intervento di Trotskij al Comitato centrale. Sua espulsione dal partito. Le manifestazioni del 7 novembre 1927. Suicidio di Ioffe.

Il fatto è che nella confusione dei dibattiti al Politburo, al Comitato centrale, all’Esecutivo della III Internazionale, nei comitati e nelle cellule, l’apparato stalinista sostituisce sistematicamente alla discussione le minacce, l’insabbiamento e le sanzioni, e quasi sempre trionfa. Nel partito si insinua una specie di larvato terrore. Se agli oppositori viene concessa la parola, è coi minuti contati e fra le urla degli « attivisti » accuratamente scelti dai segretari. Le commissioni di controllo decretano espulsioni per « indisciplina » e « attività frazionistica », e l’espulsione è sempre seguita dalla disoccupazione e a volte dall’arresto. Altri oppositori vengono trasferiti a centinaia, ossia esiliati in regioni glaciali o desertiche... Nel settembre del 1927, la stampa comunista a Mosca, Parigi, Londra, New York, dovunque insomma, già perfettamente orchestrata sotto la direzione di agenti confidenziali, pubblica una notizia sensazionale: a Mosca è stato scoperto un complotto dell’opposizione, che agisce in collegamento con la contro-rivoluzione; è stata sequestrata una tipografia clandestina; un ex ufficiale bianco dell’armata del barone Wrangel è implicato nella faccenda... Una circolare indirizzata alle organizzazioni del partito parla di « complotto militare »... Zinovev, Evdokimov, Smilga e Trotskij si presentano al capo della Ghepeu, Menzinskij, un grande invalido che lavora sdraiato su un divano, intimandogli di presentare il suo dossier, che peraltro è già stato inviato al Politburo e che del resto non contiene quasi niente. Nell’informazione ufficiale tutto è falso, falso o rozzamente e criminosamente esagerato e deformato. Non esiste una stamperia clandestina: c’erano solo tre o quattro macchine da scrivere in una povera casa operaia. « Dov’è la controrivoluzione? Chi è l’ex ufficiale di Wrangel? Tiratelo fuori! » intima Trotskij. Mentzinskij, più che imbarazzato addirittura mortificato, si scusa e tenta di spiegarsi. Egli non ha alcuna responsabilità nelle versioni pubblicate, non è lui che dirige la stampa... È vero che un ex ufficiale dell’armata bianca ha servito da informatore nella scoperta delle macchine da scrivere, ma perché è un ottimo collaboratore della Ghepeu, un esperto agente provocatore! La miccia del falso complotto si spegne miseramente, ma il Comitato centrale e la stampa non smentiscono niente. Alcuni comunisti, e fra essi Mrackovskij, circondato dal massimo rispetto per il suo passato e per il suo coraggio, finiscono in carcere.

« Muralov, Ivan Smirnov e gli altri si riunirono un pomeriggio a casa nostra, al Kremlino, in attesa che Lev Davidovic tornasse da una riunione al Politburo. Pjatakov tornò per primo, pallidissimo e sconvolto. Si versò un bicchier d’acqua, bevve avidamente e disse: “ Sono stato sotto il fuoco, lo sapete, ma questo, questo! È stato peggio di tutto! Ma perché, perché Lev Davidovic l’ha detto? Stalin non lo perdonerà nemmeno ai suoi pronipoti! ”, Pjatakov, prostrato, non seppe nemmeno spiegarci chiaramente che cosa fosse accaduto. Quando finalmente Lev Davidovic entrò nella sala da pranzo, Pjatakov gli si precipitò incontro: “ Ma perché, perché l’hai detto? ". Lev Davidovic respinse le domande con un gesto della mano.



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