Vittima di Mafia. Nome comune di persona by Salvatore Ulisse di Palma

Vittima di Mafia. Nome comune di persona by Salvatore Ulisse di Palma

autore:Salvatore Ulisse di Palma [Palma, Salvatore Ulisse di]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788881018536
editore: Pellegrini
pubblicato: 2012-05-27T22:00:00+00:00


Sono gli anni Ottanta.

Mafia siciliana e ’ndrangheta calabrese sono associate.

L’omicidio Musella è la prova concreta di tale criminale alleanza.

La strage di via Apollo a Reggio Calabria è la chiara conferma che la ’ndrangheta sta cambiando vestito e che il “matrimonio” con la mafia siciliana ha come fine l’accaparramento di ricchezze economiche, sia attraverso gli appalti che attraverso la droga.

Agosto 1980 - Vito Lipari, sindaco di Castelvetrano, viene trovato ucciso.

Un’auto con quattro persone a bordo viene fermata dai carabinieri e tra i viaggiatori c’è Nitto Santapaola, che, anni dopo, le indagini rivelarono fosse in quel luogo per risolvere dei problemi all’imprenditore Gaetano Graci (uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse), che aveva degli interessi nel trapanese.

Il “Boss” catanese aveva messo tutto il suo peso sulla bilancia per mediare - convincere - minacciare - uccidere.

E così era andata anche per il noto, onesto imprenditore salernitano Gennaro Musella.

Una serie di esecuzioni che si avvicendarono, aventi tutte lo stesso comune denominatore.

16 giugno 1982 - strage della circonvallazione di Palermo.

Alfio Ferlito, principale avversario di Nitto Santapaola, viene ucciso insieme a tre carabinieri che lo stavano scortando in carcere da Enna a Trapani.

3 settembre 1982 - strage di Carini.

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, è vittima di un agguato dopo appena quattro mesi di servizio a Palermo.

Nitto Santapaola è tra i principali indagati per gli omicidi e si dà alla latitanza.

5 gennaio 1984 - Giuseppe Fava, giornalista, fondatore della rivista “I Siciliani” viene ucciso davanti al Teatro Stabile in via dello Stadio a Catania.

Totò Riina fa un favore a Nitto Santapaola, mandando i killer Giuseppe Miccichè, Giuseppe e Nino Madonia per uccidere il giornalista.

La Procura indaga a 360°, il quotidiano “La Sicilia” parla di due questioni di natura privata.

La realtà è riassunta nella frase dell’allora sottosegretario della Pubblica Istruzione durante l’ultimo Governo Spadolini, Antonino Drago: “Bisogna chiudere presto le indagini, altrimenti i Cavalieri se ne andranno”.

Chi sono i Cavalieri?

I “quattro Cavalieri dell’Apocalisse mafiosa”, così definiti da Giuseppe Fava nella storica copertina del primo numero de “I Siciliani” del gennaio 1983, erano i Cavalieri del Lavoro che gestivano l’imprenditoria siciliana, a cavallo degli anni Settanta-Ottanta, spingendosi anche in terra di Calabria e oltre: Mario Rendo, Carmelo Costanzo, Francesco Finocchiaro e Gaetano Graci.

E così si legge, come integralmente riportato da “I Siciliani” del gennaio 1983 di Giuseppe Fava:

I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa

da “I Siciliani”, gennaio 1983

Per parlare dei cavalieri di Catania e capire cosa essi effettivamente siano, protagonisti, comparse o semplicemente innocui e spaventati spettatori della grande tragedia mafiosa che sta facendo vacillare la Nazione, bisogna prima avere perfettamente chiara la struttura della mafia negli anni Ottanta, nei suoi tre livelli: gli uccisori, i pensatori, i politici. E per meglio intendere tutto, bisogna prima capire ed identificare le prede della mafia nel nostro tempo. […]

* * *

Negli anni Ottanta le prede della mafia si dividono in due categorie perfettamente separate, che trovano punti di contatto soltanto in alcune fatali complicità organizzative. L’una categoria raggruppa tutte le tradizionali vocazioni criminali volte



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