Volti di un secolo by Rossana Rossanda

Volti di un secolo by Rossana Rossanda

autore:Rossana Rossanda [Rossanda, Rossana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-05-08T12:00:00+00:00


SVEN OLOF PALME

Chiunque sia stato

Nessuno ha credibilmente rivendicato, al momento in cui scriviamo, l’uccisione di Olof Palme. Non sappiamo chi lo ha seguito, raggiunto, colpito alla schiena, mancato appena la moglie; chiunque sia stato, non era difficile. Olof e Lisbeth Palme se ne tornavano a casa dal cinema per una strada qualsiasi, e se hanno incrociato qualcuno che li ha riconosciuti non si sono certo stupiti: quello di Palme è uno dei volti del nostro tempo, e se andava senza scorta è perché si sentiva garantito non dall’anonimato, ma da una certa idea del suo paese, delle relazioni fra gli uomini, di se stesso.

Aveva torto. Non nel non aver trascinato con sé, se di delitto politico si tratta, qualche uomo in piú; ma nell’aver pensato che si possa essere al sicuro. O forse sapeva che oggi, appena usciti dall’anonimato o presa risolutamente una posizione, non si può essere al sicuro, perché l’altro – per avversione politica o personale, perché vuole qualcosa o perché non vuole niente, forse solo perché si sente, a torto o a ragione, niente – ti pensa non come altro da combattere ma come altro da distruggere? O anche non pensarti; non era cosí sicuro che i Palme sarebbero quella sera usciti, forse è bastato incontrarli, l’ora, il buio, un risentimento, una farneticazione e lo sparo. Forse prima avevano anche scambiato una parola di saluto, poi avevano ripreso la strada e l’ultima cosa che prevedevano era che la persona incrociata gli sparasse poi, senza esitazioni, alla schiena.

Palme era un uomo di pace, attivamente, coraggiosamente, da sinistra; capace di individuare le responsabilità degli Stati Uniti nel Vietnam e accusarli di genocidio, di tentare una mediazione nel Medio Oriente, di dire di no ai missili. Era un socialista e riformista cui non solo l’alto livello del reddito ma un programma politico avevano fatto rifiutare i processi ora di moda allo stato sociale; la Svezia tale era e resta, con un indice bassissimo di disoccupazione e avanzato di modernità. Era un amico dei perseguitati che non si sbagliava sui persecutori: il fascismo degli «ustascia» trovò in lui, quando credettero di poter operare nel suo paese, una dura risposta.

Se c’è in questo delitto una «logica», dovrebbe essere di destra: un ustascia furioso, una Cia semplificata, un fanatico del thatcherismo. Ma se si cerca di immaginare queste figure, ci si avvede che ben poco le separa dall’anonimo che uccide un uomo insopportabilmente piú grande. Persino se fosse un «gruppo Holger Meins» deciso a colpire, classici mal digeriti alla mano, il miglior leader della socialdemocrazia, saremmo di fronte a una frantumazione del senso, all’equivalente fra vuoto e distruzione segnati oggi piú di ieri dal terrorismo. La morte di Olof Palme non muterà la linea dei socialisti svedesi. Nulla cambierà, se non che senza di lui saremo ancora piú poveri.

2-3 marzo 1986.



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