Wonder boys (Italian Edition) by Michael Chabon

Wonder boys (Italian Edition) by Michael Chabon

autore:Michael Chabon [Chabon, Michael & Crepax, L. & Crepax, M.]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B00D8Z8GNW
editore: BUR
pubblicato: 2013-02-01T23:00:00+00:00


La casa aveva un solo bagno, al piano di sopra, in fondo a un corridoio, in una sorta di ampio abbaino asimmetrico, dove non c’era altro. Era un bel bagno rivestito di pannelli di legno, con le rifiniture di ottone e una grande vasca a quattro zampe ma, dati gli imprevedibili sbalzi d’umore delle viscere di Irving e la notevole inclinazione delle donne della famiglia a rimuginare a lungo immerse nell’acqua, si trattava di un luogo supersfruttato cui non si riusciva ad accedere quando più sarebbe stato indispensabile. Rientrato in casa, andai al piano di sopra per una piccola, impellente necessità, e trovai la porta di legno chiusa. Bussai delicatamente, tre volte, scandendo le sillabe del mio nome.

«Sì?»

Feci un passo indietro.

«Em, sei tu?»

«No» rispose Emily.

Provai a girare il pomolo della porta. Non era chiusa a chiave, sarebbe bastato spingerla appena. Invece tolsi la mano dalla maniglia e restai davanti alla porta chiusa.

«Ah, scusa piccola, dovrei fare pipì.» Mi si strinse la gola perché mi resi conto della domanda che stavo per fare e di quanto fosse profondamente lesa la membrana di confidenza e familiarità che stavo per mettere a nudo. «Posso... va bene se entro?»

Ci fu uno sciacquio, la vaga eco di porcellana di uno sciabordio.

«Sono nella vasca.»

«Va bene» dissi alla porta e vi appoggiai la fronte. Sentii sfregare un fiammifero e poi un sospiro basso e rabbioso. Contai fino a trenta secondi, poi ridiscesi le scale e uscii in giardino.

Arrivai fino al viale d’accesso e mi avviai verso Kinship Road, cercando, nel groviglio di rami che avevo sopra la testa, un olmo inaridito contro il quale sarebbe stato legittimo fare una pipì. L’aria era fredda, odorava della corteccia umida degli alberi e anche se il rifiuto, sia pur ragionevole, di mia moglie a farmi condividere la sua nudità, mi era dispiaciuto, sebbene mi facesse male al cuore pensare che mai più avrei visto la mia Emily nuda, pure ero contento di essere uscito, da solo, portando dentro di me il pugno felicemente serrato della mia vescica. A una curva del viale vidi mia cognata. Era circa quindici metri davanti a me, avvolta in un impalpabile indumento viola, lungo fino ai piedi, con l’orlo che correva sulla ghiaia come un trenino sulle rotaie. Lei tagliava l’aria davanti a sé con il fumo della sigaretta e canticchiava in falsetto qualcosa che mi parve la parte lenta e lagnosa di Whole Lotta Love. Sapevo che avrei dovuto lasciarla alle sue speciali, imperscrutabili fantasticherie, ma ero turbato e confuso per via di Emily e tante volte, in passato, i consigli di mia cognata, mai utili, mi avevano tuttavia procurato una gradevole dose di sconcerto, come il responso di un oracolo che non si sapeva bene di dove venisse. Lei sentì i miei passi sulla ghiaia e si voltò.

«Che strano incontrarti qui!» dissi.

«Ehi, Doc!» rispose.

«E che abbigliamento!» Quello strano vestito aveva degli specchietti cuciti sulla stoffa e un motivo stampato che faceva pensare all’effetto psichedelico di quei disegnini astratti che si vedono tappandosi gli occhi e schiacciando forte con le nocche delle dita.



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