01 - L'Occhio del Mondo by Robert Jordan

01 - L'Occhio del Mondo by Robert Jordan

autore:Robert Jordan [Jordan, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-02-15T15:00:48+00:00


27

Rifugio dalla bufera

Perrin s’irritò per i giorni trascorsi con i Tuatha’an a viaggiare ad andatura moderata tra meridione e levante. I Girovaghi non vedevano necessità d’affrettarsi. I carrozzoni colorati non si mettevano in movimento finché il sole non era alto e si fermavano anche a metà pomeriggio, se trovavano il posto adatto. I cani correvano agevolmente accanto ai carrozzoni, imitati spesso dai bambini. Ogni suggerimento a proseguire o ad andare più in fretta otteneva una risata o anche una frase del tipo: Ah, ma vorresti sfian-care quei poveri cavalli?

Perrin era sorpreso che Elyas non la pensasse come lui. Elyas non viaggiava sui carrozzoni, preferiva andare a piedi e a volte precedeva la colonna, ma non propose mai di lasciare i Tuatha’an, né di fare tappe più lunghe.

Quel bizzarro individuo barbuto e vestito di pelli era così diverso dai placidi Tuatha’an che risaltava dovunque andasse tra i carrozzoni. Anche dalla parte opposta dell’accampamento era impossibile scambiare Elyas per un Girovago, e non solo per i vestiti. Elyas si muoveva con l’indolente agilità d’un lupo, sottolineata dagli abiti e dal copricapo di pelliccia, e irradia-va pericolo come il fuoco irradia calore; il contrasto con i Tuatha’an era assai netto. Giovani e vecchi, i Tuatha’an erano gente allegra. Non c’era senso di minaccia, nei loro movimenti, solo gioia. I bambini correvano da tutte le parti per il puro piacere di muoversi, certo, ma gli anziani dalla barba bianca e le nonnette camminavano ancora con agilità, in una sorta di danza maestosa ma non meno esuberante. Tutti i Girovaghi sembravano sempre sul punto di ballare, anche quando stavano fermi, anche nelle rare volte in cui nell’accampamento non c’era musica. Violini e flauti, dulcimeri e cetre e tamburelli tessevano intorno ai carrozzoni armonie e contrappunti a qualsiasi ora, in viaggio e durante le soste. Canti allegri, canti gioiosi, canti buffi, canti tristi: se qualcuno era sveglio, di solito nel campo c’era anche musica.

Elyas riceveva cenni di saluto e sorrisi da ogni carrozzone, parole allegre da ogni fuoco. Certo, questo era l’aspetto che i Girovaghi mostravano sempre agli estranei. Facce aperte, sorridenti. Ma Perrin aveva imparato che sotto quella patina c’era la diffidenza del cervo selvatico. C’era qualcosa di profondo, sotto i sorrisi rivolti ai due di Emond’s Field, qualcosa che si domandava se erano sicuri, qualcosa che si era affievolito solo un poco, col trascorrere dei giorni. Nei confronti di Elyas la cautela era maggiore, come il forte calore estivo che tremolava nell’aria e non svaniva. Quando Elyas non guardava, i Tuatha’an lo fissavano apertamente, come se fossero insicuri delle sue prossime azioni. Quando attraversava l’accampamento, i piedi pronti a ballare parevano anche pronti a fuggire.



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