41 La bambina che amava tom gordon by Stephen King

41 La bambina che amava tom gordon by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 0754013227
pubblicato: 1999-02-21T23:00:00+00:00


morti e cespugli annegati. Sembrava esserci un

solo passaggio abbastanza sgombro ed era costretta

a imboccarlo se non voleva sprecare un paio d'ore

per superare tutte quelle barriere semisommerse a

rischio forse di tagliarsi i piedi.

Anche in quel passaggio fu costretta a scavalcare

un albero abbattuto. Era caduto da poco e caduto

era in realtà l'aggettivo sbagliato. Sulla sua cortec-

cia Trisha vide altri solchi e sebbene il fondo del

tronco fosse nascosto in un groviglio di cespugli,

notò quant'era fresco e bianco il legno.

Quell'albero aveva intralciato la via di qualcosa e

allora il qualcosa lo aveva semplicemente buttato

gi-, spezzandolo come uno stuzzicadenti.

Il ronzio diventava sempre pi- rumoroso. Ai piedi di una macchia rigogliosa di

felci vicino al punto in cui Trisha emerse finalmente all'asciutto

dalla palude, c'era il resto del cervo. Se non tutto, quasi. Giaceva in due

pezzi collegati da un tratto di intestino brulicante di mosche. Una delle

zampe era stata strappata dal corpo ed era appoggiata al tronco di un albero

come un bastone da passeggio. Trisha si applicò alla bocca il dorso della mano

destra e accelerò il passo proseguendo con piccoli versi di repulsione,

impegnando tutta la sua buona volontà per non vomitare. Forse la cosa che

aveva ucciso il cervo voleva che lei vomitasse. Era possibile?

La parte razionale della sua mente (e ce n'era ancora

in quantità) rispose di no, ma a lei sembrava che qual-

cosa avesse volutamente inquinato con il corpo muti-

lato di un cervo i due cespi di felci commestibili pi-

folti di tutta la palude. E se era così, era impossibile

pensare che avesse cercato di farle vomitare quel po'

di nutrimento che era riuscita a rastrellare?

Sì. Lo è. Sei proprio scema. Non metterti in testa

idee balzane... e non metterti a vomitare, per l'a-

mor del cielo!

I gemiti di ribrezzo, che erano grandi singhiozzi

gorgoglianti, si ripeterono a intervalli pi- lunghi

via via che si allontanava a ovest (ora le era facile

seguire quella direzione con il sole basso nel cielo)

e che il rumore delle mosche si attutiva. Quando

non lo sentì pi- si fermò, si tolse le calze e si infilò

di nuovo le scarpe. Strizzò di nuovo le calze, poi le

esaminò con cura. Ricordava quando se le era infi-

late nella sua stanza a Sanford, seduta in fondo al

letto a tirarle sulle caviglie mentre cantava sottovo-

ce: Se vuoi essere il mio innamorato.., prima devi

essere mio amico. Ricordava la chiazza di sole sul

pavimento. Ricordava il suo poster del Titanic

appeso al muro. L'immagine di se stessa che si infi-

lava le calze in camera era molto nitida ma molto

lontana. Doveva essere così che le persone anziane

come i nonni ricordano le cose accadute quand'era-

no bambini. Ora le calze erano poco pi- che due

buchi tenuti insieme da qualche filo e quella vista

le fece tornare la voglia di piangere (probabilmente

perché si sentiva anche lei come un sacco di buchi

legati insieme), ma controllò anche quella. Arrotolò

le calze e le ripose nello zaino.

Stava riallacciando le cinghie quando udì di

nuovo il pac-pac-pac delle pale di un elicottero.

Questa volta il rumore le sembrò molto pi- vicino.

Balzò in piedi e si girò facendo svolazzare gli indu-

menti fradici che indossava. E là, a est, nero nel

cielo blu, vide due sagome.



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