Affare fatto (Italian Edition) by Maddalena A. Cecere

Affare fatto (Italian Edition) by Maddalena A. Cecere

autore:Maddalena A. Cecere [Cecere, Maddalena A.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: UNKNOWN
pubblicato: 2018-11-11T23:00:00+00:00


Non mi farò più ingannare da quest’uomo, non accetterò più di seguirlo e tantomeno gli permetterò di organizzarmi una sorpresa. Mi ha portato al lago e mi ha obbligato a salire su una barchetta a remi, il suo intento era quello di approdare sulla riva opposta per mostrarmi un posto incantevole.

Detta così, può sembrare un gesto romantico, ma non illudetevi.

Non sono la solita negativa e musona di sempre, anche perché vi ho dimostrato che so anche divertirmi. No, io parlo con cognizione di causa e lo dimostra il fatto che Samuel continua a muoversi in modo rocambolesco. Lasciate che vi dica che non è appropriato agitarsi in questo modo su un pezzo di legno in mezzo a un lago.

«La smetti di fare il cretino? Ci farai cadere in acqua» lo sgrido inutilmente. In fondo, questa è solo la milionesima volta che gli chiedo di smetterla senza ottenere un bel niente.

«Ti facevo più avventurosa, soprattutto dopo il tuffo che ti ha vista protagonista» mi apostrofa, ridendo.

Ok, mi fa piacere che rida così tanto, un po’ meno che rida di me.

«Io avventurosa? Sono una semplice umana noiosa, tuffo a parte. Smettila, Samu!».

«Solo se ti alzi e vieni a darmi un bacetto».

«Col cavolo, il mio culo da qui non si muove».

Samuel, incurante delle mie proteste, si alza in piedi e fa oscillare la barca pericolosamente.

Cadremo in acqua, me lo sento.

«Samuel!» grido e la mia voce rimbomba.

«Un solo bacio, su» mi esorta e non accenna a sedersi.

«Non esiste».

«Daiii!».

«No» ribatto inviperita. Afferro un remo e provo a minacciarlo con la gentilezza che mi contraddistingue, visto che non recepisce il messaggio. «Maledetto stronzo decerebrato».

«Quanti complimenti» mi sfotte, e io fingo di spingerlo per farlo cadere nell’acqua. «Va bene, mi siedo. Mi dai il remo? Non potrò condurci a riva altrimenti».

«Se provi a fregarmi, te la faccio pagare» lo averto e gli consegno l’oggetto di legno.

«Le tue minacce non mi spaventano. Hai vinto la battaglia, ma non la guerra».

Alzo gli occhi al cielo e giro di lato con l’intenzione di ignorarlo. Piego la testa all’indietro, chiudo gli occhi e mi lascio riscaldare la pelle dal sole. Se solo Samuel non facesse il coglione, potrei addirittura definire questa gita piacevole. I paesaggi sono incantevoli: adoro la natura e i suoi rumori; gli uccelli, il vento, l’acqua, le anatre.

Arriviamo a riva e il mio accompagnatore mi aiuta a scendere dalla barchetta, poi si occupa del telo che stende sull’erba e sopra vi appoggia il cestino con il pranzo.

«Benvenuta nella nostra isola felice» annuncia, indicandomi con la mano l’ambiente circostante. Devo ammettere che non è poi così male: ci sono gli alberi, il lago e i monti. Nulla di nuovo, ma siamo soli. «Allora, ti piace?».

«È come stare dall’altra parte, solo che ci siamo soli noi due».

«Non è fantastico?». Sorride e, ahimè, mi faccio contagiare dal suo entusiasmo. «Lo hai mai fatto in mezzo alla natura?».

Addio poesia!

«No, sono più per i comfort».

«Il tuo spirito d’avventura fa schifo».

«Il mio spirito d’avventura non fa schifo, perché non ne ho uno».

«Tutti ne abbiamo uno, ma qualcuno lo rinnega.



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