Andreoli Vittorino - 1999 - Tra un'ora, la follia by Andreoli Vittorino

Andreoli Vittorino - 1999 - Tra un'ora, la follia by Andreoli Vittorino

autore:Andreoli Vittorino [Andreoli Vittorino]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858626979
Google: TrJcCi-2tCQC
Amazon: B007TUXQ6E
editore: Bur
pubblicato: 2012-04-09T22:00:00+00:00


Il tabià

Era stato costruito la prima volta nel Cinquecento e serviva ai Toni Biasin per soggiornarvi durante il pascolo autunnale delle mandrie.

Anche adesso esisteva un Toni Biasin, ma non aveva nemmeno una vacca e nessuno più voleva il fieno, anche se ricco di lupinelle, di Centauree, di Tarassacum officinale.

Insomma, non aveva più senso né il fieno né, di conseguenza, il tabià. Ma Toni Biasin continuava a tagliare il prato, a far essiccare l’erba rivoltandola più volte, e poi la raccoglieva e la trasportava al tabià.

Aveva diritto di taglio di un buon pezzo di bosco, per i servigi che un lontano antenato, certo Toni Biasin, aveva generosamente offerto al principe Arthur von Splatten, signore di Baviera e del castello di Trison. Gli forniva il legname per tenere sempre aperto il ponte sull’Avisio, e in un paio di occasioni lo aveva seguito armato alla conquista di terre e fortezze.

Il tutto era situato in un’antica valle che godeva del titolo di «magnifica» proprio per la sua posizione strategica, con boschi e terreno ferroso. Attraverso i torrenti prima e l’Avisio poi, i tronchi selezionati venivano calati a valle, a disposizione dei principi e dei loro eserciti. In particolare di von Splatten a cui i Biasin dovevano tutto, anche il tabià.

Dal terreno si estraeva il ferro necessario ai cavalli: se non erano ferrati e ferrati bene, non potevano percorrere lunghe distanze e a buona velocità.

Gli Arthur von Splatten non esistevano più: un casato forse estintosi, ma i Toni Biasin non ne sapevano nulla, o meglio, erano certi che un padrone esiste sempre, perché questa è la condizione dei montanari. Senza un padrone avrebbero perduto l’identità, sarebbero impazziti.

Sul tabià non si discuteva: era dei Biasin, se non altro perché lo avevano costruito e ricostruito decine e forse centinaia di volte.

Un tabià è completamente in legno. Si piantavano verticalmente quattro tronchi angolari cui si ancoravano quelli orizzontali. Il primo veniva interrato per qualche centimetro, i successivi appoggiavano l’uno sull’altro: così si alzavano le pareti, chiuse da una falda di copertura fortemente spiovente per far scorrere le acque e in particolare la neve, durante il periodo invernale.

Si procuravano sassi per costruire all’interno il focolare, del fieno per rifinire con stroppe il letto, ed ecco un tabià. Nel bosco si vive bene, altrimenti perché mai ci sarebbero i cervi, i caprioli e le aquile? Toni vestiva pesante: un secolare orbace e un mantello di lana. Si dice lo avesse regalato un von Splatten salito un giorno al tabià. Forse se l’era dimenticato. Toni non aveva nulla di cui lamentarsi. Stava bene, anzi benissimo. Più precisamente, non sapeva la differenza tra bene e male: viveva. Passava estate e inverno nel tabià e nel territorio che vi faceva capo. Non si allontanava mai, come se percepisse che più oltre il mondo termina. Non poteva vendere il fieno, ma che ne avrebbe fatto del denaro, che senso ha quando uno vuole soltanto vivere e trova tutto il necessario per vivere.

Toni aveva un’amicizia particolare con un’aquila.

Si incontravano presto il mattino, quando il sole non era ancora giunto sulla montagna.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.