Arrenditi all'amore by Rosa Campanile

Arrenditi all'amore by Rosa Campanile

autore:Rosa Campanile [Campanile, Rosa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Triskell Edizioni


7

KURT

Entrai, chiusi la porta di ingresso alle mie spalle e appoggiai a terra il borsone da viaggio. Piano, perché speravo di fare una sorpresa a Violet. Scavalcai le sneaker abbandonate nel corridoio – Vee adorava camminare scalza in casa –, segno che era rincasata, e la trovai davanti alle finestre del soggiorno, con la reflex in mano. Mi appoggiai allo stipite della porta e l’osservai mentre scattava foto ai grattacieli di New York.

Il cielo ricordava un Pink Drink di Starbucks, un intruglio al latte di cocco a cui Vee si era assuefatta negli ultimi tempi. Sarebbe stato un buon soggetto per un dipinto.

Violet, non il panorama.

Immaginai la sua silhouette, un’ombra tutta curve che si stagliava contro quella luce rosa.

Violet si bloccò a metà di uno scatto. Trattenni il respiro, in attesa che si rendesse conto della mia presenza. Quando si faceva prendere dalla smania di fotografare, si alienava.

Mi schiarii la gola.

Lei si voltò nella mia direzione. «Kurt!» Si illuminò in un sorriso felice. Una breve rincorsa e mi saltò in braccio, dimenticando la fotocamera. «Che ci fai qui?»

«E tu cosa ci fai mezza nuda davanti alla finestra?» Aggiustai la presa sul suo sedere e chiusi gli occhi sotto il suo assalto affettuoso.

«Stavo immortalando il panorama.» Affondò le mani nei miei capelli per stringermi a sé.

«Ovviamente.» Ridacchiai quando mi stampò la bocca sulle palpebre e poi sulle guance.

«Non dovevi prendere l’aereo domattina?» disse tra un bacio e l’altro.

«Ho avuto fortuna, sono riuscito a prenotare un posto su un volo dell’ultimo minuto.» Le tirai i capelli e mi presi un lungo momento per baciarla con la lingua come desideravo fare da venti giorni. «Se questo è il tuo modo di darmi il benvenuto, dovrò partire per Boston più spesso,» mormorai infine contro le sue labbra bagnate.

«Non te lo permetterò,» ansimò quando la bloccai con la schiena contro la parete più vicina.

«Ti sono mancato?» le chiesi all’improvviso, con la mano a metà strada verso il suo seno.

«Per niente.»

Sorrisi. «Bugiarda.»

Lei alzò gli occhi al cielo. «E va bene, mi sei mancato.» Mi morse il labbro inferiore e si tirò la mia mano sopra la tetta. «Mi sei mancato come l’aria.»

Le stuzzicai il capezzolo. Tre secondi dopo la sdraiai sul divano e mi gettai addosso a lei come una coperta. Una coperta con mani e dita che la spogliarono e l’accesero di desiderio.

«Vado a prendere i preservativi in bagno. Non. Muoverti.»

«Kurt…» Sotto di me, Violet gemette e mosse una mano verso il proprio basso ventre. Seguii quel movimento con sguardo di fuoco, e quando tuffò le dita sotto il bordo della brasiliana, grugnii una parolaccia feroce.

Le afferrai il polso e mi portai alla bocca quella mano insolente per punirla con un morso. «Non azzardarti a venire senza di me.»

Violet si leccò le labbra, sembrava avere tutte le intenzioni di disubbidire. Tuttavia rimase ferma e, appurato che avrebbe fatto la brava bambina per il minuto e mezzo seguente, feci per alzarmi.

«Aspetta.» Intrecciò le gambe attorno ai miei fianchi e le braccia al mio collo. «Lascia perdere i preservativi.



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