Breaking News by Frank Schätzing

Breaking News by Frank Schätzing

autore:Frank Schätzing [Schätzing, Frank]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: pag.998
editore: 2014
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Mangiano all’Askadinya, un ristorante arabo vicino all’American Colony che trasuda il fascino di ogni epoca storica di Gerusalemme, costruito intorno a un albero che sembra di pietra. Si è fatto buio, la strada per arrivarci è avvolta dall’oscurità. Gerusalemme Est, appunto, un caso limite quanto a infrastrutture. La mancanza d’illuminazione, spiega Lukoschik, fa sì che l’Askadinya sia rimasto ancora una dritta per pochi, motivo per cui qui s’incontrano i turisti che di solito non frequentano ristoranti turistici. Il taboulé comunque è ottimo e la carta dei vini piena di chicche francesi e italiane. Al tavolo è seduto anche il fixer di Lukoschik, un professore di letteratura in pensione che farà da tramite con la famiglia di Gilad Shalit.

«Pensavo che Shalit vivesse in una colonia», dice Hagen, l’unico che beve soltanto acqua minerale.

«No, vive nel Nord d’Israele.» Il professore sorride. «Perché ha pensato che vivesse in una colonia?»

Perché? Chissà, forse perché nell’esercito ci sono sempre più nazional-religiosi? E quasi tutti i nazional-religiosi vengono dalle colonie.

«Già, l’esercito», commenta il professore, divertito. «All’apparenza un’isola felice della nostra società, un tempo così egualitaria, per questo gode di tanto consenso.»

«E invece?» domanda Lukoschik.

«Be’, diciamo che gli altri Paesi si sono sempre potuti permettere di perdere una guerra, ogni tanto. Israele no, mai. Il servizio militare non è mai stato una questione ideologica, ma una necessità. Da un po’ questo consenso sta vacillando. Non voglio dire che sia venuto meno del tutto, però certo ci si pone sempre più spesso la domanda di chi e cosa rappresenti l’esercito.»

Björklund manda giù un pezzo di pane turco. «Ma, se c’è una cosa su cui in Israele sono tutti d’accordo, quella è l’esercito, no?»

«Dipende dai punti di vista. Perché uno si arruola?» Il professore si guarda intorno, come se avesse davanti tre dei suoi studenti. «Prima era facile: noi siamo qui, tutt’intorno abbiamo solo nemici. Il consenso era una difesa. Da un pezzo, però, lo Tzahal non è più solo un esercito di difesa, ma una forza di occupazione e di conquista. Cosa che non condividono tutti. Se oggi chiedete a un giovane israeliano, un ragazzo normale, che vive in città, laico, di cultura media, ecco, lui potrebbe immaginarsi migliaia di alternative al servizio militare. I giovani nazional-religiosi, invece, non vedono l’ora di arruolarsi, e perché?»

«Perché per loro non si tratta soltanto d’Israele», dice Lukoschik. «È una questione di terra.»

«Già», annuisce il professore. «Eretz Israel! La terra della Bibbia. Noi siamo una società complessa. Il mondo spesso lo ignora, ma la maggior parte di noi vorrebbe porre fine a questa storia subito e sgomberare i territori occupati, basta che ci garantiscano che poi non iniziano a pioverci missili in casa da tutte le parti.»

«Ma è proprio questo il dilemma», dice Hagen. «Voi avete paura della pace. Paura di una seconda Gaza.»

«E la cosa la sorprende?»

«No, fino a quando Netanyahu continuerà a fomentare questa paura.»

«In realtà adesso è proprio lo Tzahal a fomentare la paura. Pensate che, dal punto di vista demografico, i nazional-religiosi costituiscono l’uno, massimo il due per cento della popolazione.



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