Brizzi Fausto - 2016 - Ho sposato una vegana: Una storia vera, purtroppo by Brizzi Fausto

Brizzi Fausto - 2016 - Ho sposato una vegana: Una storia vera, purtroppo by Brizzi Fausto

autore:Brizzi Fausto [Brizzi Fausto]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Politics & Social Sciences, Social Sciences, Customs & Traditions, Foreign Languages, Italian, Society & Social Sciences
Amazon: B01B2A7EBY
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-01-25T23:00:00+00:00


Un tradimento coi fiocchi

A questo punto vi starete già domandando perché mi sottopongo a questo faticoso regime militar-gastronomico-salutista. La risposta piú ovvia è «per amore», ma ne esiste anche un’altra piú egoistica e non cosí evidente. Mia moglie afferma che tutto questo le permetterà di passare meno anni da vedova. Una frase piuttosto convincente ed efficace, in effetti. Tutti noi, in cuor nostro, pensiamo di essere immortali, ma la verità è che le nostre abitudini alimentari e di vita condizionano fortissimamente gli anni che verranno. Ormai è chiaro che «prevenire è meglio che curare» non è soltanto un proverbio, ma una triste realtà. Triste perché, per curiosa coincidenza, le cose da evitare o da non fare in genere sono piacevoli.

È meglio mangiare del sedano o pane, burro e marmellata?

Indovinate quale delle due risposte è quella giusta.

È meglio un’insalata di farro o una teglia di lasagne?

Una bistecca di seitan o una Doc?

Non c’è bisogno di essere medici o veggenti: l’alimento piú gustoso fa piú male. È una regola aurea. E maledettamente insensata.

In casa nostra, per seguire questo criterio del «mangia peggio per stare meglio», esistono leggi precise: non entrano animali morti, latte e derivati, uova (a meno che non siano di galline libere e felici) e ogni tipo di glutine. Detta cosí sembra una tragedia alimentare, in realtà l’abilità di Claudia come cuoca, affinata negli anni, non fa sentire la mancanza di quasi nulla. Ogni tanto mi concede anche delle vongole e delle cozze, ma solo «perché non sono dotate di sistema nervoso centrale e quindi non soffrono». Quando mangio spaghetti senza glutine ai frutti di mare non ho cosí alcun senso di colpa.

Sia chiaro, ogni tanto infrango questo codice comportamentale e ingerisco alimenti vietatissimi e letali, tipo crème-caramel o tortellini, ma sono tenuto a confessare subito il misfatto e pagare cosí la giusta pena. Ogni violazione mi costa almeno un giorno di rimproveri e lezioni private di naturopatia su che razza di danno ho prodotto al mio organismo con quella porzione, chessò, di tortellini in brodo, oltre a un periodo di «spurgo» alimentare a base di acqua e limone, necessario dopo quello che Claudia definisce ottimisticamente «avvelenamento». Se vendessero un elettrodomestico in grado di farti una lavanda gastrica in tinello, sono certo che lo acquisterebbe e io sarei il suo paziente prediletto.

Il problema nasce quando mia moglie parte qualche giorno per lavoro e io resto da solo a Roma, la città delle mille tentazioni gastronomiche. Il primo giorno consumo le derrate predisposte dalla mia consorte nel frigorifero: zuppe, caponate e insalate di quinoa. Poi, terminate le riserve, sono costretto a entrare in quel noto luogo di perdizione comunemente chiamato «supermercato». In genere scavalco con un sol balzo la zona verdura che si trova all’entrata: la conosco a memoria, come la strada tra casa e scuola. Subito si apre il sipario sul settore che prediligo da sempre: il frigoriferone dei latticini. Davanti a me, allineati e luccicanti, osservo yogurt millefrutti, parmigiani invecchiati trentasei mesi, burri saporiti, formaggi di ogni consistenza e nazione.



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