Buzzati Dino - 1992 - Il buttafuoco: cronache di guerra sul mare by Buzzati Dino

Buzzati Dino - 1992 - Il buttafuoco: cronache di guerra sul mare by Buzzati Dino

autore:Buzzati Dino
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Classics, Literary Collections, Saggistica umanistica, Fiction
ISBN: 9788804363620
editore: Mondadori
pubblicato: 1992-10-14T22:00:00+00:00


Da un diario inedito, 1941

Le voci del “Trieste”

La mia nave è partita ieri mattina e già molte cose, che per un anno intero hanno nutrito la mia vita, si sono fatte un poco lontane. Con una sottile angoscia – e la parola non è esagerata perché qui si ripete un fatto vecchio e crudele – io penso che la mia nave, gli uomini, le abitudini, la posizione delle scale e delle porte, le comodità e i fastidi, i rumori, gli odori, le facce, le voci del “Trieste”, tanto a me familiari da costituire lo sfondo della mia esistenza per così lungo tempo, queste cose amate, che un giorno mi parleranno di avventura, spensieratezza, amicizia, andranno dentro di me perdute. La mia memoria è misera, io mi conosco. Dopo pochi mesi, i nomi oggi intimi, istintivi, che certo non dimenticherò mai come quelli dei miei parenti, questi nomi in gran parte saranno affievoliti, molti scordati addirittura e inutilmente io cercherò di ripescarli nel fondo della mia coscienza.

Questa cosa bella dunque scomparirà. Lo dico senza convinzione, oggi, eppure è certo che sarà così. E voglio ripeterli stasera, prima che sfuggano, tali nomi, Arena, De Sanctis, Padalino, Lambiase, Pedemonti, Schevioli, Majorana, Bagnoli, Greffi, Cappello, Musumeci, Ingrassia, Nelli, Notarbartolo e Cappellini Bej, e Raiani e il suo sostituto Vanzini, Lubrano, Boccuni, Passatempo, Somaini, Innamorati, Campari, Romano, Mezzetti, Falco, Argentezo, Vesco, Cossetto, Rizzi, Majol, che sonno che sonno! Vorrei scrivere, in modo da poterle esattamente ricostruire nella mente, le minime particolarità della nave, la porta stagna, l’interruttore, il chiodo sul pavimento, i cassetti del mio camerino. Ma è una cosa assurda, lo so, non ci riuscirò mai. E un bel giorno, guardandomi indietro, di tutto questo vastissimo mondo, non troverò che poche cose, pochissime, ruderi di una città che emergono dalle sabbie. Che cosa abbandonerà per prima la mia memoria? Chi per primo uscirà dalla scena ancor così viva e brulicante di personaggi? Non me ne accorgerò di certo. Di notte, durante il sonno, cose e uomini sgusceranno fuori di me a uno a uno, e io non ne saprò niente. Soltanto dopo mesi, o anni, una sera, preso da nostalgia, farò una specie di appello. Chi risponderà? Oh, pochi, pochi. Così compiendosi la solitudine dell’uomo.



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