Centoboline by Marianna De Micheli

Centoboline by Marianna De Micheli

autore:Marianna De Micheli [Micheli, Marianna De]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: marianna de micheli, centoboline, maipenrai, gatto, jingjok, attrice, centovetrine, soap opera, tv, televisione, mediaset, circumnavigazione, periplo, Italia, sicilia, giraglia, barcolana, thailandia, natura, Viaggi, Avventura, vela, barca, diari di bordo, tsunami
editore: www.nutrimenti.net
pubblicato: 2017-02-14T23:00:00+00:00


8 Giuliano Ferrara era amico di Fabrizio Sonnini, che era amico di Roberto, che era amico di Enrico Isenburg, che era amico del comandante Cairo, che era amico di Paolo Vianson (l’insegnante del corso di sopravvivenza).

Sbrang!

Che bella veleggiata, però, da Palmarola a Ponza, dieci-dodici nodi, al lasco; tre strambate ed ero a sud di Ponza. Arrivata vicina alla costa però c’era un tale viavai di motoscafi e gommoni che sfrecciavano a tutta velocità, che il mare aveva cominciato a ribollire, vittima delle onde incrociate. Il boma, nonostante il vento friccicarello e il vang cazzato, se ne andava di qua e di là. Sebbene le condizioni meteorologiche fossero ottimali per proseguire a vela, quelle ‘umane’ lo rendevano impossibile. Rollai dentro il genova e cazzai a ferro la randa, finché non fui in vista del porto.

Entrata nella baia del porto, fu un continuo schivare traghetti che andavano e venivano e imbarcazioni di tutte le dimensioni che si aggiravano per la rada.

Ero stata avvisata: “Attenta a Ponza, fanno i furbi! Anche solo per appoggiarti a un pontile ti chiedono cento euro!”.

Feci telefonate su telefonate per avere, anche se pur piccolo, un qualsiasi aggancio. Ho un amico sardo che abita a Roma da anni, che ha un amico, che conosco anch’io, il cui padre ha degli agganci a Ponza. Chiamai lui.

“Che devo fare, Lello?”.

“Vai sul molo che è un po’ sulla destra, in fondo; quello che ha delle scritte arancioni, sta vicino a una gru e chiedi di Gennarino. Se gli dici che sei amica del dottore B., ti puoi fermare qualche minuto”.

Miiiinchia, pensai (anche se quello si dice in un’altra regione).

Ma dove sono ’ste scritte arancioni? Uuuh, aspetta, il traghetto… e la gru? Ce ne sono quattro, uuh, aspetta, un altro traghetto. Ma in fondo sulla destra qui? O in fondo lì? Dio mio, un altro traghetto!

Accosto a un molo qualsiasi e chiedo all’ormeggiatore nordafricano: “Scusi, posso far scendere un amico un secondo e vado via subito?”.

“Quanto rimani?”.

“Il tempo di farlo scendere e riparto”.

“Ok”.

Ce l’avevo fatta anche senza la raccomandazione. Ma l’ormeggio all’inglese, con il vento che mi buttava fuori la prua, me lo sono dovuta fare io da sola, completamente da sola.

Io, timidamente, chiedo all’ormeggiatore: “Posso mettere un po’ di acqua nel serbatoio?”.

“Devi chiedere al capo”.

“Dov’è?”.

“Là, nel gabbiotto”.

Armata di buona volontà mi dirigo verso il gabbiotto.

“Scusi, potrei fare un poco d’acqua… gratis? Sono sola e sono in rada da giorni. Sono a secco. Giusto per riuscire a farmi una doccetta stasera, non riempio il serbatoio”.

Il capo mi scruta: “Ok, qualche litro”.

Corro alla pompa dell’acqua prima che cambi idea. Dopo due minuti di rifornimento vado per chiudere, ma il ‘capo’ mi ferma e mi chiede: “Dove sei diretta?”.

“Sto facendo il periplo dell’Italia in solitaria con il mio gatto, arrivo fino a Trieste”, e spengo il rubinetto.

“No, no, riempitelo tutto il serbatoio e buon vento!”.

Riempio, ringrazio e riprendo il mare.

“Non era vero niente”, pensai, “altro che stare attenta, sono stati gentili e disponibili”.

L’appuntamento con Guido e Angela – gli amici di Palmarola – sarebbe stato a punta Frontone, ottimo punto di ancoraggio per passare la notte.



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