Cronache del dopobomba by Philip K. Dick

Cronache del dopobomba by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2012-11-05T23:00:00+00:00


10

Nell’alloggio della Guardia forestale la popolazione di West Marin si era riunita per discutere della malattia dell’uomo sul satellite. Ansiosi com’erano di parlare tutti, non facevano che interrompersi l’un l’altro. La lettura di Schiavo d’amore era iniziata, ma nessuno nella sala aveva voglia di ascoltare; mormoravano tutti, scuri in volto, preoccupati, come June Raub, di cercare di capire cosa ne sarebbe stato di loro se il disc-jockey fosse morto.

«Non può essere così malato» esclamò Cas Stone, il maggiore proprietario terriero di West Marin. «Non l’ho mai detto a nessuno, ma ascoltatemi: giù a San Rafael conosco un ottimo medico, uno specialista in malattie cardiache. Cercherò di procurargli una trasmittente, così potrà spiegare a Dangerfield qual è il suo problema. E potrà curarlo.»

«Ma non ci sono medicine a bordo» disse la signora Lully, la persona più anziana della comunità. «Una volta l’ho sentito dire che la sua defunta moglie le ha consumate tutte.»

«Io ho della chinidina» intervenne il farmacista. «Probabilmente è proprio quello che gli serve, ma non c’è modo di fargliela arrivare.»

Earl Colvig, comandante della polizia di West Marin, intervenne: «Mi hanno detto che quelli dell’esercito, a Cheyenne, faranno un altro tentativo per raggiungerlo entro quest’anno.»

«Porti la sua chinidina a Cheyenne» disse allora Cas Stone al farmacista.

«A Cheyenne?» esclamò il farmacista, in tono esitante. «Ormai non ci sono più strade che attraversano le Sierras. Non ce la farei mai ad arrivarci.»

Con la voce più calma che riuscì a evocare, June Raub disse: «Forse non è davvero malato; forse è solo diventato ipocondriaco, dopo essere stato isolato lassù per tutti questi anni. Me lo fa sospettare il modo in cui ha messo in risalto ogni sintomo.» Ma ben pochi la stavano a sentire. Lei notò che i tre rappresentanti di Bolinas si erano accostati senza fare rumore alla radio e stavano inginocchiati ad ascoltare la lettura. «Forse non morirà» aggiunse June, quasi parlando a sé stessa.

In quel momento l’uomo degli occhiali la guardò. Lei vide sulla sua faccia un’espressione di stupore e di sgomento, come se per lui fosse troppo rendersi conto che l’uomo del satellite poteva essere malato, e magari morire. Era la malattia della figlia, pensò June, ad averlo reso così sensibile.

Il silenzio cadde fra gli occupanti della parte più lontana della sala, e June Raub guardò per vedere cosa fosse successo.

Sulla soglia era apparsa una macchina scintillante montata su ruote. Era arrivato Hoppy Harrington.

«Hoppy, lo sai?» gli gridò Cas Stone. «Dangerfield dice che in lui c’è qualcosa che non va, forse il cuore.»

Tutti tacquero, in attesa che il focomelico rispondesse.

Hoppy avanzò in mezzo a loro e giunse alla radio; fermò la sua sedia mobile, protese uno degli estensori manuali per regolare con delicatezza la manopola della sintonia. I tre rappresentanti di Bolinas si tennero rispettosamente in disparte. Il rumore di elettricità statica crebbe, poi diminuì, e la voce di Dangerfield giunse chiara e forte. Era ancora in corso la lettura e Hoppy, piazzato sul suo macchinario, ascoltava attentamente. Lui e gli altri nella sala continuarono ad ascoltare senza



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