Dalla rinascita al declino by Antonio Varsori;

Dalla rinascita al declino by Antonio Varsori;

autore:Antonio, Varsori; [Varsori, Antonio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815370822
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-05-15T00:00:00+00:00


Per il momento comunque i vertici dell’amministrazione non andarono oltre l’ipotesi di approfondire le valutazioni sulla situazione politica italiana e di riconsiderare, come suggerito da Rumor, la decisione circa la riduzione delle forze americane in Italia[68]. A dispetto di questo atteggiamento prudente, l’evolvere in senso negativo delle vicende interne italiane, sottolineato dal sanguinoso attentato di piazza Fontana, poneva l’Italia all’attenzione della Casa Bianca. Il tema era affrontato alla fine di dicembre da Kissinger in un promemoria diretto al Presidente. Nel documento il consigliere per la sicurezza nazionale descriveva brevemente il quadro politico italiano, sottolineando le difficoltà sociali e le crescenti rivalità interne ai partiti del centro-sinistra. Non mancava un riferimento alle voci circa un possibile ingresso dei comunisti al governo. Ciò nonostante Kissinger non si mostrava pessimista e riteneva probabile la formazione di un nuovo gabinetto di centro-sinistra, alla cui guida, secondo l’esponente dell’amministrazione, vi sarebbe stato Moro o Fanfani, entrambi leader democristiani, «ci si può attendere che aderiscano alla tradizionale linea politica italiana in campo interno e internazionale». Kissinger concludeva che presso il Consiglio per la sicurezza nazionale era in corso uno studio sulle conseguenze che sarebbero derivate per la politica americana «nella improbabile evenienza che il Partito Comunista entri a far parte del governo italiano entro pochi anni»[69].

L’ancora cauta posizione di Washington sarebbe mutata nel volgere di breve tempo. All’origine di questo cambiamento vi fu la nomina del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Roma. Solo alla fine di settembre del ’69 l’amministrazione aveva affidato la guida della rappresentanza diplomatica di via Veneto a Graham A. Martin. Questi veniva descritto così da un ex agente della CIA: «Martin parlava solo inglese, non aveva alcuna affinità con altre culture, né interesse per altri popoli. Era però un astuto manipolatore della burocrazia di Washington e soprattutto un uomo determinato»[70].

Decisamente anticomunista, chiuso e sospettoso, Martin era entrato in diplomazia nel 1947, aveva trascorso vari anni presso l’ambasciata di Parigi. Rientrato poi per un periodo di tempo a Washington, era stato quindi a Ginevra alla rappresentanza americana alle Nazioni Unite. Nel 1963 era stato nominato ambasciatore in Thailandia, dove era rimasto sino al 1967; qui aveva conosciuto Nixon che ne era rimasto favorevolmente colpito[71]. Martin non aveva alcuna esperienza diretta delle vicende interne italiane, di cui probabilmente non comprendeva bene i contorni, e i suoi rapporti con i collaboratori dell’ambasciata non erano i migliori. In una prima fase della sua permanenza a Roma egli parve appoggiarsi su tre figure: Pier Talenti, di cui però in parte diffidava, Mons. Paul Marcinkus, un prelato americano che nel volgere di breve tempo sarebbe divenuto Presidente dello IOR, e il generale Vito Miceli, allora capo del SIOS (Servizio Informazioni Operative e Situazione), il servizio informazioni militare, e dal 1970 alla guida del SID (Servizio Informazioni Difesa)[72]. Intorno alla metà di novembre del 1969 Robert Murphy, ex diplomatico e profondo conoscitore delle vicende italiane sin dagli anni del secondo conflitto mondiale, si era recato a Roma in visita privata. In questa occasione aveva avuto contatti con vari responsabili italiani.



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