Dialogo dei massimi sistemi by Tommaso Landolfi

Dialogo dei massimi sistemi by Tommaso Landolfi

autore:Tommaso Landolfi [Landolfi, Tommaso]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2024-04-15T22:00:00+00:00


LA PICCOLA APOCALISSE

 I

NIPPIES

Der Wind ist fremd, du kannst ihn nicht umfassen.

LENAU

La scena (o piuttosto il discorso) si svolge in un grande caffè di quelli a buon mercato, di quelli dove, nell’atrio principale, trovate una tabella luminosa: Primo piano orchestra di dame; secondo piano le camicie azzurre ecc. Nell’immensa sala, popolata di tavolini da bambola, la luce piove dall’alto: grossi petali espansi di vetro opaco, disposti a mo’ di capitello attorno all’alto dei pilastri di levigato intonaco, ne sorreggono e ne lasciano straripare i fiotti. Sul palco l’orchestra, di gente rasata e occhialuta in pantaloni da smoking e in camicia di seta azzurra, suona qualcosa senza fare menomamente attenzione al suo direttore, che marca il tempo coi talloni e l’archetto del violino, egli medesimo in camicia rosso fuoco e in sciarpa frangiata sopra colore. Questi infine si volge al pubblico e riprende sul suo violino una lunga nota dell’ocarina, badando a tenere i talloni uniti e il gomito basso: socchiude gli occhi e con grazia fa tremare il medio sul cantino.

A B C e D entrarono con aria piuttosto annoiata; B tuttavia profittò della traversata necessaria a raggiungere il tavolino prescelto per tentare di scoprire tra il folto pubblico una ragazza di suo gusto. Non si potrebbe dire se le sue indagini sortissero un risultato soddisfacente giacché, sedendosi, si limitava a leccarsi le labbra senza espressione. A e B erano giovanissimi; C e D non lo erano più. B tremava spesso, di interna soddisfazione o di intenso divertimento; A aveva grandi occhi umidi e pomelli femminei.

Una ragazza al tavolo di destra lasciò cadere il mantello sulla spalliera della seggiola.

«Egiziana» sentenziò brevemente A, riferendosi soltanto alla linea delle sue spalle. Ma B, che prese il motto per una dichiarazione di nazionalità, ebbe qualcosa a ridire, e i due discussero a lungo, infocato e poroso l’uno, arrossandosi delicatamente l’altro.

Al tavolo di sinistra sopravvenne una ragazza piccola e sottile con grandi occhi neri.

«I suoi occhi la fanno sembrare più piccola» ridisse A. B non ebbe stavolta il tempo di contraddirlo, ché più lontano, in compagnia di gentiluomini dall’aria ingenua, lampeggiarono finalmente due figure femminili degne della sua attenzione. Quelle sparirono, ma B continuò lungamente a schioccare col pollice e l’indice esclamando: oh ragazzi!, come a dire che in mano sua non se la sarebbero passata tanto liscia; e si leccava, nello stesso tempo, con furia le labbra.

Il movimento della grande sala aumentava coll’avanzare dell’ora. Il numero dei cappotti acciambellati e dei cappelli sotto alle seggiole era diventato considerevole; lunghe processioni di degne persone giungevano dall’entrata e stazionavano lungamente sui passaggi, continuamente urtate dal carrello degli hors d’oeuvres, nella vana ricerca di un posto; dense nuvole di fumo cominciavano ad essere visibili negli angoli più distanti; una vaga afa cominciava a regnare a una certa altezza dal suolo.

Da una porta misteriosa una teoria di svelte camerierine procedeva rapida e ininterrotta nella sala, per spezzarvisi e disperdervisi. Diademate di garza bianca e inamidata, portavano vesti senza cinta, entro cui i loro corpi flessibili e morbidi si



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