Ella Maise by Sono pazza di Jason Thorn

Ella Maise by Sono pazza di Jason Thorn

autore:Sono pazza di Jason Thorn
Format: epub


Capitolo diciannove

Jason

«Accidenti!», disse Olive dopo qualche minuto di silenzio.

La guardai con la coda dell’occhio per essere sicuro che stesse bene. «Benvenuta nel mio mondo. Tutto a posto?».

Sollevò il braccio destro e lo guardò. «Forse sto tremando un po’, ma sono tutta intera. Tu?»

«Ormai non ci faccio quasi più caso. Alla fine ti abitui a camminare per strada con macchine fotografiche e flash tutto intorno».

«Fa parte del lavoro, immagino».

Purtroppo era così. Giravo sempre con un cappellino in testa per provare a mescolarmi fra la gente, ma non funzionava tutte le volte. «Credo che dovremmo andare dritti da Megan, a questo punto. E decidere come affrontare la situazione».

«Adesso?»

«Sì. Scappare non funzionerà, non possiamo farci intrappolare di nuovo in un bar. Non cercheranno solo me, ma vorranno soprattutto te. Più rimaniamo in silenzio, più sarà arduo toglierceli di dosso».

«Mi dispiace, avrei dovuto affrontare la situazione meglio», disse piano. Girai a sinistra. Tenevo gli occhi sulla strada, ma allungai una mano per prendere la sua. Stavo iniziando a farlo spesso.

Tenerle la mano, abbracciarla, respirarla, toccarla, guardarle il culo. E soprattutto, cercarla.

«Se ti ricapita qualcosa del genere quando non ci sono, voglio che mi chiami immediatamente. Se non posso venire io, ti mando qualcuno. Se ci mettiamo in quest’avventura, voglio che tu ti senta a tuo agio, non voglio che tu abbia paura a uscire a causa mia».

«È tutto a posto, Jason». Mise la sua piccola mano sulla mia. «Sono sicura che alla fine la smetteranno».

Sospirai. «Non credo. Forse ci verrà un po’ di tempo. La cosa è troppo ghiotta per essere ignorata».

Quando tolse la mano, dovetti fare lo stesso anch’io.

Le diedi il mio telefono, chiedendole di fare il numero di Alvin.

«Tutto a posto, capo? Mi ha appena chiamato Tom e ha detto che forse avevi bisogno di aiuto».

«Tutto a posto, Alvin, ce l’abbiamo fatta da soli. Puoi farti dire dov’è Megan? Se è in ufficio, voglio andarci subito. Con me c’è anche Olive, dobbiamo parlarci».

«Dammi qualche minuto e ti richiamo».

Quando Alvin richiamò, ero a metà strada verso l’ufficio di Megan.

«Non è in ufficio, capo. È a un pranzo di lavoro da Chateau Marmont, sta finendo».

«Bene, andiamo lì».

«È quel che ho suggerito anch’io, ma dice che è meglio se parlate in privato. Ha detto di riferire che torna a lavoro tra un quarto d’ora e di farvi trovare lì. La devo richiamare?»

«No, non c’è bisogno, tra qualche minuto siamo lì, la aspettiamo». Quando arrivammo, la sua assistente ci condusse nell’ufficio di Megan.

«Mi rendo conto di non avertelo chiesto, ma spero di non aver interrotto i tuoi piani», dissi a Olive quando fummo da soli.

«Per la riunione, dici? Figurati. So di dover firmare delle cose». Mi guardò con aria interrogativa. «O almeno, immagino di doverlo fare».

«Non devi firmare niente che tu non voglia, Olive. Io mi fido di te». L’assistente ci interruppe per dirci che Megan sarebbe arrivata a breve e per chiederci se volevamo qualcosa da bere.

Rispondemmo di no.

«Che cosa ci deve dire?», chiese Olive quando l’assistente se n’era andata.

«Non ti siedi?».

Si guardò intorno come



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