Galatea 2.2 by Richard Powers

Galatea 2.2 by Richard Powers

autore:Richard Powers [Powers, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
ISBN: 9788834709290
editore: Fanucci
pubblicato: 2003-05-02T22:00:00+00:00


* * *

Dal giorno in cui avevo visto la foto di Lentz, il mio cuore si era distaccato dal progetto. Era successo nel preciso istante in cui lo avevo costretto a studiare quel calendario di istantanee mentre io studiavo lui.

«Lentz, non hai fatto altro che prendermi in giro.»

Lui sbuffava, sempre ammesso che volesse almeno darmi questa soddisfazione. Faceva una battuta sul mio curioso modo di scegliere i verbi, mentre le sue lenti simili al fondo di una bottiglia di Coca Cola emanavano riflessi fluorescenti e mutevoli. Aveva tolto il calendario dalla parete e l’aveva nascosto. Forse addirittura distrutto. Voleva convincere il suo giovane aiutante a riconcentrarsi sulla caccia. Ma ottenne l’effetto opposto.

«Perché facciamo tutto questo?»

Lo costrinsi ad abbassare gli occhi con il mio silenzio, che minacciava palesemente uno sciopero generale. Ero ancora l’unica persona che G ascoltasse. Se non avessi parlato, l’educazione letteraria della macchina si sarebbe interrotta. E non intendevo parlare a G finché Lentz non avesse parlato con me.

«Perché facciamo… Perché, Marcel. Perché, se non lo avessi notato, ho l’infelice abitudine di promettere, in pubblico, più di quanto io sia in grado di mantenere.»

Non era mai arrivato così vicino ad ammettere l’inanità dell’intero progetto. Ma era anche un modo di comprarmi. Di lanciarmi un’esca. Di fare una mossa per sbilanciarmi, ora che chiedevo spiegazioni.

«Che ci guadagni, Lentz? Perché sprecare un anno? Quali sono le tue motivazioni?»

«Poeta. Non hai ancora capito che la scienza non ha bisogno di…»

«Che Dio ti fulmini! Ma non puoi scendere al mio livello, almeno per una volta?»

La mia ira riuscì solo a fargli sollevare stancamente un sopracciglio.

«Cosa rappresento per te, e perché ti devi preoccupare tanto? Sfruttami, se il progetto ti interessa. La nostra deve essere una simbiosi. Altrimenti…» Lasciò la minaccia in sospeso, al modo in cui un maratoneta stanco resta con la saliva che gli gocciola da un labbro. «Prendimi sotto tiro. Ecco la risposta. Metti sotto tiro me e tutto il progetto. Per me va bene.»

Accesi il microfono di G, con un sospiro disgustato. Le recitai due versi a memoria, con tono sarcastico. «Oh, che garbuglio di tele tessiamo, quando il primo nostro inganno tentiamo.» I led sull’accoppiatore acustico registrarono lo sforzo di G per parafrasare.

Lentz si leccò le labbra secche. «Powers» disse, ripercorrendo a ritroso la scala dei toni della sua voce, fino ad assumerne uno che quasi non gli apparteneva. «La nostra creatura non è ancora pronta per l’ironia.» Con uno sforzo, riportò il suo corpo gelatinoso a una posizione eretta. Andò a controllare il Bartlett’s che avevo lasciato sulla mensola sopra il terminale UNIX. «Marmion?» chiese, in una buona imitazione della perplessità. «Sulla lista c’è anche quel cavolo di Walter Scott? Mi ritiro.»

Mi rifiutai anche solo di dare un segno di reazione.

Per un istante spaventoso, minacciò quasi di poggiare una mano sulla mia spalla. Dio solo sa quali particelle fondamentali quella collisione avrebbe fatto volare via.

«Marcel, Marcel.» Con tono supplichevole. Non riuscivo più a stabilire cosa sarebbe stato più vile, se l’onestà o la compassione. «Vuoi veramente costringermi



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