I re di sabbia by George R.R. Martin

I re di sabbia by George R.R. Martin

autore:George R.R. Martin [Martin, George R.R.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00


IL FIORE DI VETRO

Un tempo, al primo sbocciare della giovinezza, un ragazzo mi donò un fiore di vetro, come pegno del suo amore.

Era un fiore raro e prezioso, proprio come il ragazzo che me lo regalò, anche se confesso che da tempo ho dimenticato il suo nome. Nei mondi di plastica e acciaio dove ho trascorso le mie vite, l’antica arte del vetro soffiato è perduta, dimenticata, ma l’ignoto artigiano che ha creato il mio fiore la ricordava bene. Il suo gambo è lungo e delicato, aggraziato e ricurvo, tutto di squisito vetro sottile, e da quel fragile supporto si sprigiona la corolla, grande come il mio polso, di una precisione stupefacente. C’è ogni minimo dettaglio, catturato, congelato nel cristallo per l’eternità; petali grandi e piccini, l’uno addossato all’altro, si espandono dal centro del fiore in un lento moto trasparente, circondati da una corona di sei grandi foglie pendenti, ognuna con tutte le sue venature, ognuna unica. È come se un al-chimista si fosse trovato un giorno a passeggiare per un giardino, e per pu-ro diletto avesse trasmutato in vetro un fiore particolarmente grande e bello.

Gli manca solo la vita.

Avevo quel fiore da quasi duecento anni, molto tempo dopo aver lasciato il ragazzo che me lo regalò e il mondo su cui me l’aveva donato. Nei movimentati capitoli delle mie vite, il fiore di vetro era sempre con me. Mi piaceva tenerlo in un vaso di legno lucido e metterlo vicino a una finestra.

A volte le foglie e i petali catturavano il sole e scintillavano per un istante incandescente; altre volte filtravano e sezionavano la luce, spargendo sul pavimento indistinti arcobaleni. Spesso, verso l’imbrunire, quando il mondo era meno luminoso, il fiore sembrava svanire completamente dalla vista, e io magari stavo seduta a fissare un vaso vuoto. Eppure, quando tornava il mattino, il fiore era di nuovo lì. Non mi ha mai deluso.

Il fiore di vetro è terribilmente fragile, ma non gli è mai successo niente.

Mi prendevo molta cura di lui, forse più che di qualsiasi altra persona o cosa. Sopravvisse a una decina di amanti, a più di altrettante professioni e a più mondi e amici di quelli che posso elencare. Era con me nella mia giovinezza su Ash, Erikan e Shamdizar, e più tardi su Rogue’s Hope e Vagabond, e ancora più tardi, quando sono diventata vecchia, su Dam Tullian, Lilith e Gulliver. E quando alla fine ho abbandonato lo spazio umano, mi sono lasciata alle spalle tutte le mie vite e tutti i mondi degli uomini, e so-no tornata di nuovo giovane, il fiore di vetro era ancora con me.

E, proprio da ultimo, nel mio castello costruito su pilastri nell’acquitrino, nella mia casa di dolore e rinascita in cui si svolge il gioco della mente, tra le paludi e i miasmi di Croan’dhenni, lontano dal resto dell’umanità, tranne le poche anime perdute che vengono a cercarci, anche qui il fiore di vetro è con me.

Il giorno in cui arrivò Kleronomas.

«Joachim Kleronomas» dissi.

«Sì.»

Ci sono cyborg e cyborg. Esistono



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