I Saggi di Urania 2 by 0534

I Saggi di Urania 2 by 0534

autore:0534 [0534]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-10-22T20:38:36.970000+00:00


Dai raggi X ai raggi cosmici

Stands for Unknown, 1982

Traduzione di Guido Boreani

Urania n. 960 (25 dicembre 1983)

Il mese scorso abbiamo parlato delle radioonde, quella parte delle onde elettromagnetiche a bassa frequenza che stanno oltre l’infrarosso. Furono scoperte nel 1888 da Hertz, che dimostrò così la validità e l’utilità delle equazioni di Maxwell.

Le stesse equazioni, però, dimostravano che se c’erano radiazioni oltre, ma molto oltre l’infrarosso, dovevano essercene anche oltre l’ultravioletto.

Comunque, nessuno se ne interessava.

Ciò che attirava l’interesse di molti fisici nell’ultimo decennio del secolo scorso, erano i “raggi catodici”: un flusso di radiazioni che scorrevano attraverso un tubo sotto vuoto da un elettrodo negativo (catodo) posto al suo interno, non appena veniva chiuso un circuito elettrico.

Questi studi raggiunsero il punto culminante nel 1897, quando il fisico inglese Joseph John Thomson (1856-1940) dimostrò in modo definitivo che i raggi catodici non erano costituiti da ondulazioni, bensì da particelle accelerate6 . Ma la cosa più importante (molto importante) era che queste particelle presentavano una massa di molto inferiore a quella degli atomi più leggeri. La massa di una particella di raggi catodici era infatti solo un milleottocentotrentasettesimo di un atomo di idrogeno, e Thomson la chiamò “elettrone”. Per queste ricerche ottenne il Premio Nobel per la fisica nel 1906.

L’elettrone fu la prima particella subatomica a venir scoperta, e questa fu solo una di tutta una serie di scoperte che rivoluzionarono completamente la fisica negli anni ’90.

Non era stata però la prima: la nuova èra aveva avuto inizio col fisico tedesco Wilhelm Konrad Roentgen (1845-1923). Nel 1895, a cinquant’anni, era a capo della Facoltà di Fisica dell’Università di Wurzburg, in Baviera. Aveva alle spalle un serio lavoro, quarantotto pubblicazioni competenti, ma era ben lontano dall’immortalità e, senza dubbio, non sarebbe mai uscito dall’anonimato se non fossero accaduti gli avvenimenti del 5 novembre 1895.

Stava lavorando sui raggi catodici, ed era particolarmente interessato a come, colpendo violentemente alcuni composti chimici con i raggi, si provocasse un certo bagliore, una luminescenza. Uno dei composti che reagivano in tal modo era il platinocianuro di bario, e Roentgen aveva dei fogli di carta ricoperti di questo composto nel suo laboratorio.

La luminescenza era però molto debole e, per osservarla il meglio possibile, Roentgen oscurò l’ambiente e rinchiuse l’apparato sperimentale tra fogli di cartoncino nero. Poté quindi lavorare in un ambiente totalmente buio, e quando chiudeva il circuito, i raggi catodici passavano lungo il tubo, attraversavano la sottile parete di cartoncino, colpivano i fogli trattati e davano vita a quella luminescenza che ora lui poteva vedere e studiare con comodo.

Quel 5 novembre Roentgen era come sempre al lavoro, e mentre chiudeva il circuito del tubo a raggi catodici, scorse con la coda dell’occhio un tenue bagliore. Guardò in alto e vide, a una certa distanza dall’apparecchio, uno dei fogli al platinocianuro di bario che emetteva una luminescenza intensa.

Tolse la corrente e il foglio di carta si oscurò. Mise in funzione il tubo e il foglio riprese a emettere luce.

Portò allora la carta nella stanza attigua e tirò le tende per avere buio completo anche lì.



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