Il Diario di una Cameriera by Laura Bondi

Il Diario di una Cameriera by Laura Bondi

autore:Laura Bondi
La lingua: it
Format: mobi
editore: [eBL 096]
pubblicato: 2012-07-11T22:00:00+00:00


28 dicembre 2009, lunedì

Quando mi sveglio sono all’incirca le sei. Ho dormito quasi dieci ore!

Mi sento riposata, anche se un po’ indolenzita. Resto altri cinque minuti a letto, e guardo se ci sono messaggi sul telefono.

Non ci posso credere: sei chiamate perse di Alessandro, ed io non mi sono svegliata!

A mezzanotte mi ha mandato un sms, in cui mi ricordava di eseguire il rituale anti-sfiga alle sei e mezzo in punto, dopodiché mi chiamerà.

Mi alzo, prendo i vestiti che mentalmente ho già scelto da qualche giorno – tailleur pantalone nero, camicetta tipo Oxford - e la borsa di pelle da avvocato che mi ha regalato Angela, quando mi sono laureata.

Appena arrivo in cucina, trovo un post-it sulla bacheca vicino al frigo: “Tornata tardi, non ti ho svegliata. Tutto ok. Già chiamato tutti. In bocca al lupo! Ari xxx!”

Preparo la colazione anche per lei, e decido di uscire subito dopo il rito anti-sfiga delle sei e mezzo.

L’aria è rigida, il cielo coperto e grigio. Ancora è buio. Avevo sempre immaginato una limpida giornata di primavera, per il mio primo giorno di lavoro. Ma se il problema è solo meteorologico, pazienza!

Da Piazza Guido Monaco mi inerpico attraverso Piazza San Francesco su per via Cesalpino fino a Piazza della Libertà.

Qui, mi volto a sinistra ad osservare il Palazzo del Comune, con la sua Torre merlata e l’orologio.

A destra, invece, il Palazzo della Provincia, con quella magnifica Sala dei Grandi, in cui sono raffigurati tutti gli Aretini che si sono distinti nella storia.

Di fronte a me, la scalinata della Cattedrale del Duomo.

Le ombre degli edifici si intersecano nella luce fioca dei lampioni, creando un’atmosfera irreale, mitigata dagli allegri addobbi natalizi e dall’aria della festa.

Nel deserto e nel silenzio pare quasi di sentire il tonfo sordo degli zoccoli dei cavalli, e lo sferragliare di carri e carrozze sulla pavimentazione di pietre antiche sconnesse.

Chiudo gli occhi per un istante. Penso a tutta la storia che mi sovrasta, penso a quante persone nei secoli hanno percorso la stessa strada, hanno visto gli stessi palazzi, hanno respirato quest’aria … E’ come una vertigine temporale, che però mi fa sentire meno sola, meno impaurita da tutti gli eventi che mi stanno travolgendo in quest’ultimo periodo.

Salgo lentamente gli scalini, ed entro nel Duomo semibuio e gelido.

Adoro venire qui quando non c’è nessuno, perché in questo modo riesco a sentire l’atmosfera, a pregare, a pensare davvero, a dialogare con la mia anima, anche se non sempre riesco ad arrivare troppo in alto.

Ora, poi, si avverte il clima rilassato della festa. Passata la grande folla del Natale, si respira l’aria del grande evento, senza la ressa e la confusione che distrae la mente dalla riflessione interiore. Mi fermo ad osservare il Presepe, immobile, e mi sembra quasi di tornare bambina, quando si andava a Messa a mezzanotte, mezzi assonnati ed infreddoliti, si metteva un soldino di elemosina nella cesta vicino a Gesù Bambino, si intonavano i canti …

Mi dirigo verso la Cappella della Madonna del Conforto, accendo una candela, e mi siedo su una delle panche, gli occhi fissi sull’immagine della Madonna.



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