Il Secondo Libro Dei Robot by Isaac Asimov

Il Secondo Libro Dei Robot by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 1964-03-02T23:00:00+00:00


Rischio

Titolo originale: Risk (1955)

Da tempo l'Iperbase viveva in attesa di quel giorno. Nella tribuna della sala d'osservazione, disposti secondo un ordine di precedenza strettamente dettato dal protocollo, c'erano ufficiali, funzionari, scienziati, tecnici e altra gente cui si poteva attribuire solo la qualifica generica di "personale". Gli spettatori, a seconda del temperamento, aspettavano con speranza, disagio, ansia, apprensione o paura l'avvenimento che rappresentava il culmine di tutti i loro sforzi.

L'interno cavo dell'asteroide noto col nome di Iperbase era diventato il centro di una sfera di sistemi di sicurezza che si estendevano per sedicimila chilometri. Nessuna astronave sarebbe potuta entrare in quella sfera uscendone indenne. Nessun messaggio avrebbe potuto lasciare la sfera senza venire controllato attentamente.

Alla distanza di circa centosessanta chilometri, un piccolo asteroide si muoveva tranquillo nell'orbita in cui era stato messo un anno prima, un'orbita che descriveva intorno all'Iperbase un cerchio quasi perfetto. Il piccolo asteroide era classificato con il numero H937, ma sull'Iperbase tutti lo chiamavano "Quello". («Sei stato su Quello, oggi?» «Il generale è su Quello e sta dando fuori da matto.» E alla fine il pronome dimostrativo aveva conquistato la dignità della maiuscola.)

Su Quello, adesso che si era vicini all'ora zero, non c'erano persone, ma solo la Parsec, un tipo di astronave che non era mai stato costruito prima nella storia dell'uomo. Priva di equipaggio umano a bordo, era pronta a partire per la sua meta: l'inconcepibile.

Gerald Black, che essendo uno dei giovani ingegneri eterici di maggior talento meritava un posto di osservazione in prima fila, fece scrocchiare le grosse nocche, si asciugò le mani sudate sul camice bianco macchiato e disse, aspro: «Perché non seccate il generale, o Sua Eccellenza la Signora?».

Nigel Ronson, dell'Agenzia Stampa Interplanetaria, buttò un'occhiata al generale Richard Kallner, che risplendeva nella sua alta uniforme, e alla donna scialba che gli stava accanto e che risaltava ben poco vicino a tutto quel luccichio di mostrine. «Lo farei anche» disse, «solo che a me interessano le notizie.»

Ronson era basso e grasso. Portava i capelli cortissimi, a spazzola, la camicia con il colletto aperto e i pantaloni rimboccati fino alle caviglie, in una sorta di imitazione fedele dello stereotipo del giornalista propinato dai telefilm. Nonostante questo era un cronista in gamba.

Black era un tipo bruno e tarchiato, con l'attaccatura dei capelli così bassa, che la fronte appariva tutt'altro che spaziosa. Ma se il suo corpo era tozzo, la sue mente invece era agile e pronta. «Loro possono darvi tutte le notizie che volete» disse.

«Figuriamoci» disse Ronson. «Kallner non ha carne né sangue, sotto quei galloni dorati. Se lo spogliaste trovereste solo un trasportatore a cinghia che scarica ordini verso il basso e responsabilità verso l'alto.»

A Black venne voglia di ridere, ma si trattenne. «E la Signora Dottoressa?» disse.

«Oh sì, la dottoressa Susan Calvin, della U.S. Robots and Mechanical Men Corporation» salmodiò il cronista. «La donna che ha l'iperspazio al posto del cuore ed elio liquido negli occhi. Sarebbe capace di penetrare nel nucleo del sole e venir fuori dall'altra parte racchiusa in un involucro di fiamme congelate.



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