Impara a essere felice by Crepet Paolo

Impara a essere felice by Crepet Paolo

autore:Crepet, Paolo [Crepet, Paolo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Felicità, sesso ed estasi

Non credo che la tua generazione possa apprezzare fino in fondo l’enorme cambiamento che ha attraversato le nostre relazioni affettive. Nel giro di qualche decennio, siamo passati da una concezione sessuofobica – frutto del secolare condizionamento delle piú diffuse religioni del pianeta, buddhismo escluso – a una iperlibertaria.

La generazione a cui appartengo ha sperimentato la rivoluzione sessuale, che ha stabilito il primo tentativo di egalitarismo nei rapporti tra i generi. Come spesso accade quando una cosa è stata proibita per troppo tempo, non appena arriva la libertà – o un barlume di essa – si tende a farne man bassa.

Su alcune testiere dei talami nuziali dell’Ottocento era incisa una frase lapidaria: «Non lo faccio per piacer mio, ma per dare figli a Dio». Ovvero l’idea che il piacere fisico non finalizzato alla riproduzione non doveva essere nemmeno concepito.

Nel giro di un secolo si è passati dalla negazione alla libertà, dal cilicio ai rave party: un passaggio che non poteva non contenere contraddizioni e distorsioni.

La sessualità degli anni Sessanta è stata vorace, quasi si trattasse di un risarcimento a lungo atteso. Non di rado, però, questa furia avanguardista ha calpestato l’intimità: le coppie finalmente liberate hanno tritato le regole del buon senso relazionale, offendendo sensibilità e rispetto.

Nonostante l’impeto rivoluzionario si sia placato, il sesso è rimasto comunque al centro del pensiero e dell’agire di buona parte dei cittadini occidentali. Anzi, è diventato un’icona del vivere moderno.

Anche in un paese di tradizione cattolica come il nostro, per anni le copertine dei settimanali hanno messo in bella mostra ragazze prosperose e svestite, proprio come fa da decenni la stampa popolare inglese o tedesca.

La televisione ha dato un importante contribuito nel far coincidere l’idea di felicità con l’appagamento sessuale: non mi riferisco solo alla pornografia oramai diffusa su qualsiasi rete a pagamento, ma a qualcosa di piú soft presente nei programmi di prima serata.

In tal senso, l’avvento di Silvio Berlusconi nel panorama televisivo commerciale è stato determinante: le sue reti hanno assestato il primo colpo di machete all’ipocrisia bigotta imperante, in un’Italia dove le gambe delle Kessler o l’ombelico della Carrà avevano rappresentato i primi, ingenui, timorati tentativi di avvicinamento a ciò che il paese stava sperimentando.

Programmi come Drive In hanno goduto di una grande popolarità proprio perché facevano emergere ciò che molti tenevano, ormai a fatica, celato: una libera voglia di sesso, di guardare e sognare senza sentirsi in colpa tutto ciò che era stato, fino ad allora, moralmente proibito. E quando si liberano e si sfogano i desideri piú reconditi, non sempre si può pretendere di raccogliere eleganza e morigeratezza.

L’Italia perbenista si era voluta ritrarre in modo molto lontano dai desideri e dalle pulsioni reali dei suoi cittadini. I benpensanti ritenevano che le fotografie di signorine dal seno prorompente, i tacchi a spillo e le minigonne strabilianti sarebbero rimaste confinate ai calendari appesi nelle officine meccaniche o nelle cabine dei camionisti. Le trasmissioni televisive che mescolavano sesso e comicità pecoreccia e ammiccante, hanno fatto emergere il paese che certi intellettuali non volevano riconoscere, confinandolo dietro il muro dell’ipocrisia.



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