La città autistica by Alberto Vanolo

La città autistica by Alberto Vanolo

autore:Alberto Vanolo [Vanolo, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-01-10T12:00:00+00:00


Un giorno mi sono ritrovato inaspettatamente coinvolto in una performance artistica in cui mi è stato chiesto di condividere un episodio della mia vita nel quale mi ero sentito eroico2. Ho improvvisato questo racconto, di un’avventura avvenuta solo un paio di giorni prima. Chiaramente non c’era stato nulla di davvero eroico, ma il fatto stesso che d’impulso abbia scelto quell’aneddoto è, a mio avviso, significativo. A un certo livello di lettura, parla del mio narcisismo e di come ingenuamente tenda a immaginarmi eroico o creativo. Allo stesso tempo, credo sia anche una storia di ironia, differenza, visibilità e accettazione.

In un’ottica costruttivista, si può affermare che Teo sia autistico semplicemente perché, al di là delle sue caratteristiche neurologiche, si dice (e gli si dice) che lo è. Le parole creano quella particolare realtà. Nello spazio della nostra vita quotidiana, di Teo e mia, incontriamo costantemente soggetti e situazioni che costruiscono discorsivamente la nostra realtà: alcune persone ne parlano esplicitamente («è autistico?»), alcune lo ipotizzano, alcune propongono frasi stupide («mi spiace, che peccato», oltre al già citato «che stronzo questo bambino»), qualcuno si relaziona in modo spontaneo e gentile, qualcuno ci evita. Succede non di rado di incontrare altre persone autistiche e di salutarsi sentendo di condividere qualcosa di profondo. Mi è capitato anche di entrare in contatto con persone senza una diagnosi e apparentemente prive di tratti visibili che tuttavia si identificano come autistiche o neurodivergenti.

A volte scelgo di mimetizzare la neurodiversità di Teo per non risultare eccessivamente al centro dell’attenzione, mentre in altre situazioni ritengo sia piú utile dichiararla (come nel caso dell’incontro con il carabiniere alle fontane, o quando entriamo in piscina o nei musei con un fantastico sconto), giocando con i regimi di visibilità, anonimato e invisibilità caratteristici della vita urbana. Ci sono occasioni in cui mi diverte l’idea che Teo sia chiassoso, inopportuno e anticonformista, e penso a lui come a un punkautistico3. Piú spesso, ritengo di non dover pensare e di non dover fare nulla, né per evidenziare, né per dissimulare o per spiegare o spiegarmi la sua neurodivergenza.

La questione della riconoscibilità nello spazio pubblico è meno marginale di quel che può sembrare. Da un lato, ho già accennato a questioni di vergogna, colpa, stigmatizzazione e camuffamento. In campo ci sono aspetti eticamente complessi relativi alla manifestazione, regolazione e accettazione delle caratteristiche piú eccentriche della neurodivergenza. Si tratta, in particolare, del riconoscimento del confine incerto fra quelle peculiarità dell’autismo che vanno rispettate, accettate e tollerate – e quindi, in qualche misura, assecondate in quanto caratteristiche fondamentali della persona stessa – e quelle manifestazioni che invece è forse opportuno mitigare, modificare o eliminare, anche dolorosamente, perché incompatibili con la vita sociale.

Sigmund Freud, nel suo classico Il disagio della civiltà, suggerisce come la vita sociale costringa a sacrificare pulsioni umane fondamentali, per esempio legate ad aggressività e sessualità, per godere dei benefici della vita comune e della certezza di regole condivise4. Secondo il padre della psicoanalisi, in pratica barattiamo varie forme di libertà con sicurezza sociale. Questo scambio, per quanto vantaggioso, originerebbe tuttavia un gran numero di nevrosi.



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