La prigioniera d'oro by Raven Kennedy

La prigioniera d'oro by Raven Kennedy

autore:Raven Kennedy
La lingua: ita
Format: epub
editore: Armenia
pubblicato: 2022-04-19T00:00:00+00:00


Capitolo 18

Pensavo che dopo le baracche fatiscenti, la vista fuori dal finestrino non avrebbe potuto essere peggio di così.

Mi sbagliavo.

Mentre ci dirigiamo verso la periferia della città, stringo gli occhi, cercando di vedere in lontananza, oltre le torce accese dell’avamposto.

«Cosa?…». La mia domanda resta inascoltata e incompiuta, ma la carrozza si ferma e risuonano dei richiami.

Vedo Digby scendere da cavallo e andare avanti, e non esito ad aprire lo sportello e a uscire, con lo sguardo ancora puntato sulla scena incomprensibile là davanti.

Supero le altre carrozze che ospitano le selle reali di Mida, e il bel maschio, Rosh, si sporge dal finestrino, accigliandosi. «Lo senti questo odore?» domanda a qualcuno all’interno della vettura. Non riesco a captare la risposta.

Sail si avvicina mentre proseguo verso un folto gruppo di guardie che parlano con i soldati dell’avamposto. Quest’ultimo è formato da una semplice torre di guardia in pietra e da un muro che corre fin dentro il versante delle montagne alle nostre spalle, è un punto di controllo per coloro che vogliono entrare in città.

Avanzo, ma Sail mi ferma. «Dovremmo aspettare qui».

«Cosa... cos’è quello?» chiedo, cercando di sbirciare oltre i soldati, verso le figure indistinguibili al di là delle torce. Da questa distanza non vedo bene, ma c’è qualcosa che mi attira, che stuzzica la mia curiosità.

Costeggiando la fila di cavalli, continuo a camminare, con Sail al mio fianco. Anche se intuisco che vuole farmi tornare indietro, non ci riesco, nemmeno quando un senso di nausea mi assale lo stomaco, forse una premonizione.

Quando sono a sei metri di distanza, l’odore mi aggredisce le narici. E anche quelle di Sail, perché i suoi passi vacillano e un rumore simile a un conato di vomito gli sale dalla gola.

Morsicandomi la lingua, mi affretto e, non appena raggiungo i soldati riuniti, riesco finalmente a capire, la mia mente è in grado di dare un senso a ciò che gli occhi e il naso mi stanno dicendo.

Lì, davanti alle mura di Highbell, è appesa una decina di corpi, legati a una fila di rami nodosi e battuti dalle intemperie.

I corpi sono... sbagliati. Ripugnanti.

Non sono solo cadaveri. Non sono teste dorate infilzate su picche, un anticipo dell’ira di Mida se i suoi sudditi dovessero violare la legge. No, questi... questi sono...

«Putrefatti», dice Sail torvo, come se mi avesse letto nel pensiero. «Ecco spiegato il tanfo. È da tutta la settimana che riceviamo questi regalini da Re Marciume».

Ho la bocca secca, prosciugata dalla vista della loro pelle rovinata. I corpi stanno ammuffendo in alcuni punti, perché re Ravinger ha usato il suo potere per farli marcire come frutti. Ciuffi verdi, bianchi e neri di muffa pelosa crescono sulle loro ferite mortali come un macabro piumaggio.

Altre parti sono scurite e raggrinzite, simili a una buccia lasciata troppo a lungo al sole. E il resto... semplicemente sparito. Quasi fosse marcito completamente, disintegrandosi nell’aria come se fossero soltanto brandelli di pelle e polvere di ossa.

La bile mi si accumula nella bocca dello stomaco, e mi copro le labbra e il naso con la mano.



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